La presunta mancata gestione da parte delle autorità austriache dell’emergenza Covid a Ischgl nel marzo 2020 è arrivata alla sbarra. A Vienna venerdì si è aperto il primo dei molti processi previsti per affrontare le cause civili intentate dagli eredi delle persone che morirono dopo essersi infettate nella località nella località sciistica. Con il sostegno dell’Associazione per la difesa dei consumatori (VSV), chiedono che lo Stato sia condannato a risarcirle poiché, se le cose andarono come andarono (i loro cari si ammalarono e morirono e migliaia di persone fuggirono dalla Valle di Paznaun nel caos diffondendo il coronovirus in mezza Europa) la colpa fu di chi non adottò le misure corrette: il complesso dell’intera struttura statale. Da qui il fatto che le cause sia stata promossa contro la Repubblica che, nei mesi scorsi, ha negato ogni colpevolezza.
La VSV stima complessivamente saranno presentate 3'000 richieste di risarcimento. L’Associazione ha proposto alle autorità di valutarle complessivamente nell’ambito di una procedura transattiva. Probabilmente a Vienna si intende vedere come si concluderà il processo che dovrebbe fungerà da caso pilota. Riguarda la morte per Covid-19 di un 72enne che, come tantissimi altri turisti, lasciò in fretta e furia Ischgl il 13 marzo, appena si diffuse la notizia che il cancelliere Sebastian Kurz aveva annunciato l’isolamento delle località in cui i contagi si stavano diffondendo rapidissimamente: Ischgl, ma anche Galtür o St. Anton am Arlberg.
13 marzo 2020: migliaia di turisti lasciano le località sciistiche del Tirolo in tutta fretta per evitare l'isolamento
La decisione del capo del Governo che potrebbe essere chiamato a testimoniare, è stata doppiamente criticata. In primo luogo perché ritenuta tardiva dopo giorni di tentennamenti per, sostengono i critici, non rovinare la stagione invernale nelle Alpi tirolesi. In secondo luogo perché non venne attuata seguendo un piano che avrebbe permesso di evitare il fuggi fuggi di migliaia di persone di decine di nazioni, molte delle quali si ritrovarono stipate sui mezzi pubblici, esattamente come successo al 72enne per la cui morte gli eredi ora chiedono 100'000 euro alla Repubblica d’Austria.