Hiroo Onoda, l’ultimo soldato giapponese ad arrendersi alla fine della Seconda guerra mondiale, è morto giovedì pomeriggio all’età di 91 anni, stroncato da un infarto nell’ospedale di Tokyo in cui era ricoverato dal 6 gennaio.
Gli avevano ordinato di restare indietro a spiare le truppe statunitensi e, dopo la fine del conflitto, Onoda rimase nascosto nella giungla dell’isola filippina di Lubiang, inizialmente con tre compagni e infine da solo, vivendo grazie al riso, alla frutta e alla carne che rubava alla popolazione locale. Fedele al codice d’onore secondo il quale la morte era preferibile alla resa, fu rintracciato solo nel 1974 da un compatriota giramondo, che riferì la notizia. Nessuno riuscì però a convincerlo che l’esercito imperiale era stato sconfitto ormai da tre decenni, fino a quando il suo ex comandante si recò sul posto per indurlo a deporre le armi.
Quando si consegnò al presidente filippino Ferdinando Marcos, Onoda indossava ancora la sua uniforme, conservata in ottimo stato. Come il suo connazionale Shoichi Yokoi, uscito da un simile isolamento nel 1972, venne accolto in patria da eroe. Comprò poi un ranch in Brasile e in seguito diresse una scuola. “Non considero quei 30 anni tempo sprecato”, disse in un’intervista del 1995.
ATS/pon
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