Continuano i bombardamenti su Gaza da parte di Israele. L’agenzia palestinese Wafa riferisce che “almeno 50 cittadini sono stati uccisi e centinaia feriti” in due diversi attacchi di aerei israeliani “su due scuole che ospitavano sfollati nel quartiere Al-Daraj di Gaza City”.
Secondo la stessa fonte, “è stata colpita la scuola Salah al-Din, affiliata all’Unrwa”, l’agenzia per i rifugiati palestinesi dell’Onu e “quella di Asaad al-Saftawi”. “Gli equipaggi delle ambulanze - prosegue l’agenzia palestinese - stanno incontrando grandi difficoltà nel raggiungere le due scuole”.
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Telegiornale 04.12.2023, 20:00
L’attacco sulla scuola dice che qualcosa di diverso ha avuto inizio. Non siamo più, infatti, a Nord della Striscia ma a Sud. Qui nelle ultime ore si sono concentrati i bombardamenti più pesanti e, come confermato da Israele, è iniziata una nuova offensiva di terra. Spiega Daniel Hagari, portavoce dell’Esercito israeliano: “Mentre stiamo estendendo le nostre operazioni a Gaza, rimaniamo impegnati per raggiungere i nostri obiettivi, assicurare il rilascio degli ostaggi e smantellare Hamas”.
Il che da stamattina sul terreno significa l’ingresso a Khan Yunis di centinaia di carri armati. Ma se nel Nord, almeno nelle ultime settimane, i civili erano quasi tutti fuggiti, lo stesso non si può dire del Sud. Anzi, è proprio qui che su indicazione di Israele centinaia di migliaia di palestinesi avevano cercato rifugio.
“È tutto distrutto - racconta James Elder, portavoce UNICEF -. La guerra è ripresa con una ferocia mai vista prima, almeno qui al Sud. Pensavamo che quanto accaduto al Nord non potesse ripetersi al Sud. E invece, posso testimoniarlo, sta accadendo”.
Intanto, mentre Hamas ha aggiornato al rialzo il bilancio delle vittime palestinesi ormai vicino alle 16’000 unità, Israele ha delineato il futuro che immagina per Gaza. “Primo, la totale smilitarizzazione della Striscia - sostiene Eylon Levy, portavoce del governo israeliano - Secondo, una ricostruzione sostenibile che garantisca che gli aiuti vadano davvero dove servono. Terzo la de-radicalizzazione per assicurarsi che la prossima generazione non venga cresciuta con la stessa dieta a jihad e martirio”.