È stato, questo mercoledì 8 luglio, il giorno della politica. Quella che, come ci insegnano gli antichi greci, è l'arte di governare. Quell'arte che si perfeziona nei Parlamenti (oggi a Strasburgo), ma che per tradurre in atti le proprie idee necessita anche di liquidità. La Grecia oggi ha parlato all'Europa e l'Europa attende le concrete proposte della Grecia.
Al direttore della Lettera economica del Centro Einaudi ed economista Giorgio Arfaras abbiamo chiesto quali siano il centro e gli snodi della crisi greca.
"Nella vicenda greca si hanno delle date che segnano i passaggi cruciali. Il 30 giugno, quando è scaduto una parte del debito verso il Fondo Monetario Internazionale (FMI), e il 20 luglio, quando scadrà una parte del debito nei confronti della Banca Centrale Europea (BCE). Il debito nei confronti del FMI è scaduto, ma la Grecia ha ancora del tempo per rimborsarlo.
Diverso è il caso del debito nei confronti della BCE. Quest'ultima presta denaro alle banche greche. A garanzia dei prestiti riceve dei titoli stato emessi dal Tesoro ellenico. Se il Tesoro greco alla scadenza del debito del 20 luglio si mostra insolvente, come può la BCE continuare a prestare denaro alle banche? Come può accettare a garanzia dei titoli che non sono onorati alla scadenza? A quel punto la BCE deve congelare i prestiti, oppure chiederli indietro. Le banche greche si troverebbero “senza soldi”. Un'economia non può funzionare se le banche sono “senza soldi”, come si evince dalle code ai bancomat.
Per questa ragione c'è la corsa a cercare un accordo prima della data fatidica. Se i debiti greci verso la BCE si trasformano in debiti verso un'istituzione europea, ossia se quest'ultima li compra ed accredita il controvalore al Tesoro ellenico, allora quest'ultimo può rimborsare la BCE, che, a sua volta, può finanziare ancora le banche greche, evitandone il collasso.
Rieccoci al negoziato. L'istituzione europea deve avere delle garanzie, ossia un programma di risanamento e di crescita. Programma che deve essere credibile per i creditori che vedono la Grecia finalmente risanarsi, e per i debitori che possono portarlo avanti senza generare troppi contraccolpi nel paese. Allo stato, si ha un avvicinamento fra le posizioni: il bilancio pubblico è “ strizzato”, ma meno di quanto i creditori volessero all'inizio, e le pensioni sono riformate, ma meno velocemente di quanto i creditori volessero all'inizio. Ammettiamo che l'accordo ai vertici politici sia raggiunto. E' tutto finito? No, perché i Parlamenti saranno chiamati a votarlo. E' da vedere se tutti voteranno per il compromesso.
Ammettiamo che ciò avvenga. La crisi greca a quel punto avrà superato il suo momento peggiore. Resta però il percorso successivo. Il debito pubblico per andare definitivamente sotto controllo ha bisogno della crescita e di una nuova scadenzatura. Il suo rimborso è spostato molto avanti nel tempo, in modo che scada solo quando l'economia è tornata a crescere".
Giorgio Arfaras
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