Mondo

Governo May sconfessato

La sentenza della Corte suprema britannica cambia i giochi di potere sulla Brexit

  • 24.01.2017, 12:41
  • 08.06.2023, 03:21
La premeir May dovrà fare i conti con le richieste dei deputati

La premeir May dovrà fare i conti con le richieste dei deputati

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Una sentenza storica, ma non inattesa. Dopo il pronunciamento dell’Alta corte, nonostante il pronto appello del Governo di Theresa May, in pochi credevano che gli 11 giudici della Corte suprema avrebbero ribaltato il verdetto che ridefinisce il percorso legale della Brexit. Da oggi la sua attuazione non è più un’esclusiva prerogativa dell’Esecutivo, ma una faccenda del Parlamento. Una decisione che la più alta corte del Regno Unito non ha preso all’unanimità (8-3), e che è stata illustrata questa mattina dal presidente Lord Neuberger in meno di cinque minuti.

Trattative parlamentari

L’uscita dall’Unione Europea comporterà un drastico cambiamento di diritti e poteri per Londra. E questo cambiamento non può essere attuato dal Governo, senza l’approvazione del Parlamento. In sintesi è questo il senso delle motivazioni dei giudici, che hanno però voluto sottolineare come questa sentenza bocci le intenzioni del Governo ma non la Brexit. La premier May da tempo ha fatto sapere che attiverà l’Articolo 50 - ovvero l’inizio formale dei negoziati per il divorzio da Bruxelles - entro la fine di marzo. Il voto del Parlamento non solo non affonderà la Brexit (sarebbe un suicidio collettivo di un’intera generazione di politici) ma neppure sposterà la scadenza. Non più di 60 deputati voteranno contro l’uscita dall’Europa, gli altri eurofili - in maggioranza a Westminster - hanno intenzione di sfruttare il diritto del voto per trattare con il Governo termini migliori di divorzio. E scongiurare se possibile una "hard Brexit" a favore di un distacco meno traumatico.

Battaglia costituzionale

Jeremy Corbyn, leader dei Labour, ha già anticipato gli emendamenti al disegno di legge che già oggi il Governo presenterà in aula. Tra questi, il più significativo, prevede una seconda votazione del Parlamento prima che la premier May firmi l’accordo finale con l’Unione. Una condizione capestro che limiterebbe enormemente l’azione del Governo, subordinandola al Parlamento. Come implicito nella sentenza che ha specificato i limiti del potere esecutivo rispetto a quello legislativo. Il Regno Unito non possiede una costituzione scritta, ma i fondamenti costituzionali su cui poggia si basano sulla sovranità del Parlamento, che oggi la Corte suprema ha vigorosamente ribadito.

Lorenzo Amuso

Dal TG20:

Dal TG12.30:

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