François Hollande è il primo presidente della V Repubblica francese a rinunciare ad una seconda candidatura. Un fatto tanto storico quanto scontato per gli abitanti di Parigi, che questa mattina (venerdì) hanno ribadito tutta l’amarezza per un quinquennio che ha ammazzato le promesse del 2012. Abbiamo girato la città, incontrando varie fasce della popolazione, ma il verdetto è unanime: non c’era altra scelta possibile. Anche chi non affonda troppo il dito nella piaga politica di Hollande trova motivazioni, per supportarlo, che cozzano coi sogni socialisti di cinque anni fa:"È stato accerchiato da tutti, anche dal suo primo ministro, però è stato in grado di collaborare col mondo delle imprese".
Questo giro d’interviste chiarisce meglio i dati dei sondaggi, che fino a ieri davano Hollande al 9% di preferenze, addirittura dietro Jean-Luc Mélenchon, candidato di estrema sinistra.
Cinque anni complessi, per crisi economiche e sociali, attacchi terroristici e bagarre internazionali. La sua campagna elettorale fu uno spot ai diritti civili e dei lavoratori, ma ciò per cui viene ricordato è lo Stato d’emergenza ed il mandato con più scenari di guerra aperti: Mali, Repubblica Centroafricana, Siria e Iraq.
Il valzer dei candidati di sinistra
François Hollande nel discorso di ieri all’Eliseo ha dichiarato di non voler rappresentare un altro motivo di dispersione di voti nella sinistra, pensando così ad un interesse superiore, quello del paese. Intanto ha aperto al valzer dei candidati di sinistra. Nel discorso che di fatto lo congeda ha precisato che quest’anno ci sono stati i primi risultati circa la lotta alla disoccupazione. Numeri che a suo dire miglioreranno in futuro, grazie al lavoro fatto negli ultimi cinque anni. Tuttavia Parigi ed i parigini, oggi come ieri, considerano come scontata la dipartita politica di François Hollande.
Lorenzo Giroffi