L'onda delle proteste di piazza in America latina, dopo Cile, Ecuador e Bolivia ha raggiunto anche la Colombia. Centinaia di migliaia di cittadini, da 200'000 a un milione a seconda delle fonti, sono scesi giovedì nelle strade della capitale Bogotà e di altre città per contestare le politiche del presidente di destra Ivan Duque, molto impopolare dopo meno di 18 mesi al potere.
Strascichi violenti
Allo sciopero e alle marce indetti dai sindacati si sono uniti studenti, indigeni e organizzazioni ambientaliste. "Una giornata storica" secondo i promotori, che si dicono pronti ad altre azioni "se il Governo continuerà a fare orecchie da mercante alle rivendicazioni" della popolazione. In serata il capo dello Stato ha detto di averle intese, ma non ha dato seguito alla richiesta di un "dialogo immediato".
I cortei, globalmente pacifici e segnati dai "cacerolazos", i concerti con pentole, mestoli e casseruole, hanno avuto una coda violenta ad opera di "vandali che vogliono disturbare l'ordine pubblico", come li ha definiti la ministra dell'interno Nancy Patricia Gutierrez. Il bilancio è di 57 civili e 70 poliziotti feriti. Le forze dell'ordine hanno operato 43 arresti.
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