I suoi avvocati sono giunti mercoledì mattina al Ministero della giustizia per il primo di quattro giorni di un'audizione preliminare, dove si sono detti fiduciosi di evitargli un'incriminazione, ma lui non era con loro, avendo preferito incontrare gli alleati politici per fare il punto sui negoziati con Kahol Lavan -il partito Blu e Bianco- con il quale sta cercando di formare un Governo di unità nazionale.
Sia su un fronte che sull'altro Benyamin Netanyahu appare però in difficoltà: il procuratore generale Avichai Mandelblit deve decidere se confermare le accuse di appropriazione indebita, corruzione e malversazioni in tre diverse vicende, la principale delle quali è legata ai presunti favori al patron della società di telecomunicazioni Bezeq in cambio di una copertura mediatica favorevole.
Ram Caspi, avvocato di Netanyahu, al Ministero della giustizia
E finché il leader del Likud (che solo in caso di condanna definitiva sarebbe escluso dalla carica di premier che ha occupato per 13 anni) non avrà risolto le pendenze con la giustizia, il capo di Blu e Bianco Benny Gantz pretende che si faccia da parte. Altro pomo della discordia che continua a impedire un accordo: Gantz ammette che Netanyahu rappresenta solo il suo partito nelle trattative e non l'insieme delle formazioni di destra e religiose.
I due partiti, con le rispettive coalizioni, sono usciti praticamente in parità dalle legislative del 17 settembre, senza raggiungere però i 61 seggi necessari per la maggioranza in Parlamento. Il presidente Reuven Rivlin ha affidato a Netanyahu il compito di formare un Governo ma il mandato potrebbe essere presto rimesso. Il Likud accusa i rivali di "trascinare il paese verso nuove elezioni", le terze in meno di un anno.