L’ospedale neuropsichiatrico della città di Aden, l’unico in tutto lo Yemen da quarant’anni, riceve ogni giorno 400 richieste di ricovero, in misura costante per ogni provincia del Paese.
E’ questo l’effetto di una guerra a lungo termine (otto anni) e senza rinnovi della tregua, sulla popolazione locale che, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità è affetta, per il 20% su 30 milioni di persone, da disturbi di ansia e depressivi, per citare i più comuni e i meno gravi. Mentre il manager dell’ospedale, il dottor Khalid al Mahdi, è in cerca di fondi perché il budget è fermo a poco più di 27’000 dollari al mese e non c’è da sperare nel Governo né nelle milizie, si allunga la fila di uomini e di donne che lo frequentano.
Sono molti ex soldati, molte mogli di ex soldati, traumatizzati e rifiutati dalle famiglie. Mohammad, da dietro il suo sorriso forzato, non si lamenta: "Ho raccolto con le mie mani il cervello in pezzi del mio commilitone, amico da una vita, un fratello per me. Come potrei non restare qui? Questo posto è la mia casa, adesso".