Il Parlamento del Kosovo ha approvato venerdì la trasformazione della forza di sicurezza Kosovo Security Force (KSF), in un esercito regolare.
A favore hanno votato 107 dei 120 deputati che compongono l'assemblea. Non erano presenti i deputati della minoranza serba, contrari alla creazione di un esercito kosovaro. La decisione è infatti fortemente avversata dalla Serbia che non riconosce l'indipendenza di Pristina, ma appoggiata da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e da gran parte degli altri paesi occidentali.
Nel pomeriggio, nella capitale Pristina, si è svolta una cerimonia ufficiale per celebrare la nascita dell'esercito nazionale, a dieci anni dalla proclamazione di indipendenza del 17 febbraio 2008.
Dalla guerra del 1999 a oggi
La guerra che deflagrò in Kosovo dal 1996 al 1999, fu l'ultimo dei conflitti combattuti nei territori della ex Jugoslavia. Gli scontri tra l'Esercito di liberazione del Kosovo (UCK), NATO e Albania da una parte, e le forze militari serbe dall'altra, causarono decine di migliaia di vittime, tra soldati, civili e combattenti, nonché ingenti danni al tessuto sociale e alle infrastrutture, le cui conseguenze sono in parte visibili ancora oggi.
Con l'intervento della NATO durante l'ultimo anno del conflitto, e la capitolazione della Repubblica socialista di Serbia guidata da Slobodan Milosevic, l'integrità del piccolo Stato balcanico venne posta sotto un'amministrazione provvisoria dell'ONU, la United Nations Interim Administration Mission in Kosovo (UNMIK), e la sicurezza è stata garantita fino ad oggi da forze internazionali gestite dalla NATO: la Kosovo Force (KFOR), e la Kosovo Protection Corps (KPC), quest'ultima una forza di sicurezza civile d'emergenza.
La guerra in Kosovo (1996-1999)
Il 17 febbraio 2008, il piccolo Stato, che conta oggi 1,8 milioni di abitanti , autoproclamò l'indipendenza dalla Serbia, con immediata reazione avversa di quest'ultima. Vennero allora avviati i preparativi per la creazione ad opera della KFOR, della Kosovo Security Force (KSF), a sostituzione della KPC. L'addestramento è stato condotto ad opera di ufficiali britannici, le uniformi sono state fornite dall'esercito USA, i veicoli arrivano dalla Germania, oltre a donazioni varie da parte di altre nazioni della NATO, tra cui Italia e Portogallo.
Il Parlamento di Pristina dopo il voto del 14 dicembre
Con il voto di venerdì, i 4'000 componenti della KSF diventano militari, membri di un esercito regolare del Kosovo. Si prevede comunque che l'intero processo di nascita e formazione dell'esercito non sarà breve e durerà dai quattro ai dieci anni.
Reazioni opposte
Il sì del parlamento di Pristina alla creazione di un esercito regolare del Kosovo ha provocato, com'era nelle previsioni, reazioni opposte a Pristina e a Belgrado, e fra la popolazione di etnia albanese e quella serba.
Tutti i massimi dirigenti kosovari, dal presidente Hashim Thaci al premier Ramush Haradinaj, hanno parlato di "giornata storica" per il Kosovo, che a dieci anni dall'indipendenza si dota di un proprio esercito, confermando e rafforzando la propria sovranità statale.
La premier serba Ana Brnabic, e il primo ministro del Kosovo Ramush Haradinaj
Di segno contrario le parole di Belgrado e della minoranza serba in Kosovo. Il presidente Vucic negli ultimi giorni ha denunciato a più riprese la nuova "decisione illegale e provocatoria di Pristina", mentre il ministro della difesa, il "falco"
Aleksandar Vulin, ha parlato di un nuovo esercito di "terroristi" in Kosovo, simile a quello dei separatisti dell'UCK
La premier serba Ana Brnabic aveva dichiarato senza mezzi termini pochi giorni prima del voto: “Il Kosovo rinunci all’esercito, è una minaccia la pace nei Balcani”, ribadendo le accuse alla dirigenza di Pristina, che avrebbe "violato palesemente" tutte le leggi e il diritto internazionale, compresa la risoluzione 1244 dell'ONU provocando un deterioramento e una destabilizzazione della situazione generale nella regione balcanica.
Anche il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha definito questa mossa come inopportuna: "Mi dispiace che questa decisione sia stata presa nonostante le preoccupazioni espresse dalla NATO", ha sottolineato, precisando che l'Alleanza dovrà ora "riesaminare" il suo impegno a sostenere la Forza di sicurezza del Kosovo, a causa del cambio del mandato attuale. Pristina deve garantire che "la decisione odierna non aumenti ulteriormente le tensioni nella regione" e "concentrarsi sui progressi delle riforme e sul dialogo" con Belgrado, ha poi aggiunto.
Alle voci contrarie si aggiunge quella dell'UE: secondo la portavoce Maja Kocijancic, il mandato del KSF "dovrebbe essere modificato solo attraverso un processo inclusivo e graduale in conformità con la Costituzione". L'Unione europea si aspetta inoltre che "il Kosovo continui a rispettare gli obblighi" del "primo accordo concluso a Bruxelles nell'aprile 2013 e dalle sue disposizioni in materia di sicurezza".
Il Kosovo ha un esercito regolare
Telegiornale 14.12.2018, 21:00
RG 18.30 del 14.12.2018 - Il servizio di Giovanni Vale sulle reazioni suscitate dalla decisione
RSI Info 14.12.2018, 19:38
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