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Il mare, ferito dalla pandemia

Il largo utilizzo di guanti a mascherine durante il lockdown minaccia le acque - Joko Peltier invita ad "usare mascherine in tessuto riutilizzabili"

  • 29 maggio 2020, 00:47
  • 22 novembre, 19:16
02:38

Mascherine e guanti in mare

Telegiornale 28.05.2020, 22:00

Di: TG/buzellig 

Nelle ultime settimane si è parlato degli effetti positivi che la pandemia di coronavirus ha avuto sull'inquinamento atmosferico: la drastica riduzione del traffico dovuta ai lockdown attuati nella maggior parte dei paesi, ad esempio, ha portato a un netto calo dello smog. Ma se l'aria ha potuto trarne vantaggio, è stata l'acqua a rimetterci.

Il mare non è infatti uscito dalla pandemia più pulito. "Quando dopo settimane abbiamo potuto tornare in mare, sulla Costa Azzurra, abbiamo notato che oltre ai soliti rifiuti come bottiglie, lattine e pneumatici, c'erano anche dei guanti di plastica", ha confermato Joko Peltier, fondatore delll'ONG Opération Mer Propre.

I danni sull'ecosistema saranno profondi, visto che una semplice mascherina può metterci 450 anni per decomporsi. "Lo stesso tempo di una bottiglia di plastica... ma ciò che fa paura è soprattutto l'enorme quantità di mascherine usate una sola volta", ha concluso Joko Peltier, invitando la popolazione a prediligere l'uso di mascherine in tessuto, lavabili e riutilizzabili.

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