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Il mistero del Picasso rubato

L’incredibile storia del furto e della restituzione di Ritratto di donna con moschettiere a Boston nel 1969

  • 10 luglio 2023, 14:07
  • 15 settembre 2023, 11:51

Il mistero del Picasso rubato

Telegiornale 09.07.2023, 20:00

Di: Massimiliano Herber

Quando suo fratello lo chiamò per dirgli che aveva rubato un Picasso, Whit aveva sentito solo puzza di guai; non avrebbe immaginato che quel dipinto gli avrebbe consegnato il ricordo più caro e intimo della sua famiglia, la figura di suo padre sotto una nuova luce.

Quella di Whitcomb Rummel Jr. è la storia di un segreto di famiglia custodito per oltre 50 anni ed ha inizio a Boston nella primavera del 1969. Dopo la tempesta di neve che a febbraio aveva a lungo paralizzato la città, i disagi e i ritardi all’aeroporto Logan continuano. Diversa merce scaricata è a lungo incustodita. Il fratello 25enne di Whit, Bill, lavora per una compagnia cargo e approfittando del caos che regna allo scalo, alcuni pacchi … finiscono nella sua Chevrolet. Giunto a casa scopre che uno di questi proviene da Parigi e contiene “Ritratto di donna con moschettiere”, un’opera che Picasso dipinse nel 1967, omaggio ai maestri fiamminghi, come Rembrandt, con cui l’artista spagnolo desiderava confrontarsi. Il dipinto era stato venduto per 75mila dollari.

Famiglia Rummel

Foto di famiglia negli anni '50

  • RSI

Dopo qualche giorno di ritardo la galleria di Milwaukee a cui l’opera era destinata diede l’allarme e sulle tracce del ladro del Picasso si mise l’FBI. Quando gli inquirenti federali bussarono alle porte della ditta in cui lavorava Bill iniziò ad aver paura e chiama nuovamente il fratello. La risposta di Whit è immediata: “Chiama papà, è il nostro risolvi problemi, ci ha tirato fuori da talmente tanti guai… è la persona con cui parlare”.

Whitcomb Senior Jr. era un 60enne ristoratore del Maine, il “Re dei gelati” di Waterville, dove da tempo aveva un’attività di successo. Agli occhi dei figli, una figura austera, severa anche se caratteriale e immediatamente pone il figlio davanti a una scelta: “Puoi tenerlo, accantonarlo per un po’ e poi magari tra trent’anni varrà qualche milione di dollari, oppure… puoi restituirlo”. Il figlio preoccupato di avere l’FBI alle sue calcagna non ha esitazioni: vuole riconsegnare il Picasso.

Fratelli Rummel col padre

Whit Rummel Sr. con i due figli, Whit Jr. (a sinistra) e Bill (a destra)

  • W. Rummel Jr.

Il padre chiede a Whit, all’epoca 22enne al college in Louisiana, di scrivere un messaggio anonimo per allontanare i sospetti dal fratello e poi, meno di due mesi dopo la scomparsa del Picasso, raggiunge il figlio maggiore a Boston per la restituzione. Cammuffati come delle spie, con impermeabile, occhiali scuri e cappello, i due raggiungono i paraggi del Museo di belle arti e poi caricano il Picasso su un taxi con l’indicazione di lasciarlo all’ingresso del museo. “Al tassista, ricorda il figlio, mio padre diede 50 dollari, che oggi varrebbero qualche centinaio di dollari, e poi chiamandolo per nome usò un tono minaccioso: “Non ti pentirai di averlo fatto, ma sappi… che so il tuo nome!.

La restituzione avviene senza intoppi e i giornali del giorno dopo riportano la fotografia del direttore del Museo sollevato e divertito per il Picasso ritrovato. La firma del messaggio in codice inventata da Whit – “Robbin Hood” – incuriosisce e interroga e i sospetti si spostano sulla malavita locale. Ma la soddisfazione di padre e figli è di breve durata. La prudenza impone cautela, il padre fa promettere a Bill e Whit di mai rivelare alla mamma quanto avvenuto. Dopo soli tre anni Whit Senior muore, mentre sua moglie vivrà fino al 2008.

“Il giorno del funerale di nostro padre - racconta Whit - io e mio fratello abbiamo fatto un patto: dobbiamo ritrovare quel Picasso!”. A lungo le ricerche dei due fratelli vanno a vuoto. Nel 2015 Bill muore, ma Whit non si dà per vinto. Finché non giungono alla scoperta: in questi oltre 50 anni il Picasso non è mai passato di mano e l’ultima volta che fu esposto in pubblico è stato nell’autunno del 1971, a Milwaukee. Come aveva detto il padre, oggi quel "Ritratto di donna con moschettiere" varrebbe qualche milione, ma per Whit il suo valore è assai diverso. “Noi - rivela nel corso dell’intervista - in fondo, non conoscevamo nostro padre, la sua infanzia difficile, gli stenti e le fatiche, per noi era una figura un po’ distante e severa, anche quando ci tirava fuori dai guai. Ma quella volta… fu una delle pochissime volte in cui noi tre, mio papà, mio fratello e io, abbiamo fatto qualcosa insieme… E ripensandoci, come sono stato fortunato!”.

With con copia

Whit Jr. dinanzi a una copia del Ritratto di donna con moschettiere dipinta da suo figlio

  • RSI

La storia, rivelata la prima volta quest’anno al New York Times per la Festa del Papà a giugno, confessa Whit “non è ancora finita”. “Io e mio fratello, ci dicevamo spesso - racconta l’oggi 76enne - che quando lo avremmo trovato – non importa dove… - ci saremmo fatti scattare una foto insieme davanti al “nostro Picasso””. E quel desiderio rimane intatto: “Il mio sogno è riuscire a farci un selfie davanti a quel Picasso: mio figlio ed io, con la foto di mio padre, con mio nipote con la foto di mio fratello. >E… costi quel che costi, ci riusciremo!”.

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