L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), nel corso di un meeting informale di tre giorni ad Algeri, ha trovato un accordo per il taglio delle quote di produzione e, di conseguenza, il prezzo del greggio ha messo le ali, tornando sopra quota 47 dollari.
L'intesa è stata raggiunta cercando di non scontentare nessuno, in particolare i due maggiori "avversari", Arabia Saudita e Iran, e prevede che il tetto della produzione scenda dai 33,2 milioni di barili del mese scorso a 32,5 milioni.
Manca ancora l'ufficialità, ma il patto dovrebbe essere retificato il 30 novembre a Vienna. A pagare il conto più salato dovrebbe essere il colosso saudita, che produrrà 400'000 barili in meno, seguito da Emirati Arabi (circa 150'000 barili in meno) e Iraq (ca. 130'000 barili in meno). Libia e Nigeria conserverebbero le quote attuali, mentre l'Iran - il più restio all'idea di congelare la produzione con l'obiettivo di tornare ai livelli precedenti all'embargo - verrebbe accontentato con un piccolo incremento, pari a circa 50'000 barili al giorno.
ATS/CaL