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In Georgia una legge “russa”? Insorge l’opposizione

ONG finanziate dall’estero obbligate a rendere note le loro fonti: è scontro fra chi vuole un avvicinamento rapido all’Occidente e chi vuole un passo più accorto

  • 17 aprile, 14:54
  • 18 aprile, 21:48

RG 12.30 del 17.04.2024 La diretta di Stefano Grazioli

RSI Info 17.04.2024, 14:53

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Di: Stefano Grazioli

Da giorni in Georgia l‘opposizione protesta in parlamento e in piazza contro il progetto di una nuova legge che obbligherà le organizzazioni non governative che ricevono finanziamenti dall’estero a rendere pubbliche le loro fonti. A Tbilisi, capitale delle piccola repubblica ex sovietica nel Caucaso, ci sono stati anche scontri tra manifestanti e polizia e diverse persone sono state arrestate. Non è la prima volta che la questione divide il Paese e già lo scorso anno quella che era stata bollata dall’opposizione come “legge russa” aveva scatenato le proteste contro il Governo che fa riferimento a Sogno Georgiano, partito nazionalista conservatore fondato dall’oligarca Bidzina Ivanishvili. Nel 2023 l’allora premier Irakli Garibashvili aveva lanciato l’idea, ma era stato costretto a ritirarla dopo le proteste dell’opposizione e di parte della società civile. Ora il suo successore, Irakli Kobakhidze, sempre di Sogno Georgiano, sembra invece deciso a portalo a termine, nonostante le critiche della presidente Salome Zurabizhvili e di parte della comunità internazionale.  

Per Sogno georgiano il provvedimento servirà a rendere più trasparente un settore abbastanza opaco, quello appunto delle organizzazioni non governative che hanno un forte peso anche a livello politico, limitare la corruzione e tenere soprattutto sotto controllo quelle associazioni e gruppi che ricevono denaro dall’estero e sono vicine all’opposizione. Per questa, trainata dal partito dell’ex presidente Mikhail Saakashvili, protagonista filoccidentale della cosiddetta Rivoluzione delle rose del 2003, si tratta invece di creare ostacoli agli avversari politici, secondo un modello che è stato già adottato in Russia, dove la repressione del dissenso è ormai generale. Posizioni inconciliabili anche in parlamento, dove un paio di giorni fa i deputati delle diverse fazioni se le sono anche date di santa ragione. La situazione rimane tesa proprio perché non c’è un compromesso in vista tra governo e opposizione e la presidente Zurabishvili, sempre critica nei confronti di Sogno georgiano e più vicina a posizioni europeiste, ha parlato di destabilizzazione del Paese che farebbe comodo anche alla Russia.

Al di là della propaganda sulla legge della discordia, ci sono in realtà molte sfumature, dovute proprio alla turbolenta storia del paese dall’indipendenza dall’Unione Sovietica ottenuta nel 1991. Come altre ex repubbliche dell’URSS, esemplare è il caso dell’Ucraina, anche la Georgia è stata sempre al centro del duello geopolitico tra Russia e Occidente, Stati Uniti ed Unione Europea. Dopo la vittoria di Saakashvili oltre vent’anni fa il Paese ha comunque imboccato la strada verso l’integrazione nelle strutture occidentali, sia nell’UE che nella NATO. C’è chi questa via la vorrebbe immediata e diretta, e sono i partiti al momento all’opposizione, con Saakhasvili che nel frattempo è però finito in carcere accusato per reati che risalgono ai tempi della sua presidenza, e chi invece vuole un passo moderato e accorto, considerando gli attori in gioco, le possibilità reali e le conseguenze, e quindi Sogno georgiano. Il governo attuale a Tbilisi è sicuramente più attento a come si muove la Russia, con la quale nel 2008 c’è già stata una guerra, scatenata dal tentativo di Saakashvili di portare sotto controllo i territori separatisti di Abcasia e Ossezia del sud. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio del 2022 è stato Sogno Georgiano a richiedere a Bruxelles la procedura d’urgenza per l’ingresso nell’Unione Europea.

Il partito di Ivanishvili sostiene che il modello per la legge sui finanziamenti dall’estero sia in realtà quello degli Stati Uniti, della legge per la registrazione dei cosiddetti agenti stranieri che esiste dal 1938. In Russia la legge che obbliga le organizzazioni che ricevono finanziamenti dall’estero a rendere pubbliche le fonti esiste dal 2012, con Vladimir Putin che a sua volta sempre sostenuto che la legge russa si ispira proprio a quella statunitense. È insomma una specie di corto circuito, soggetto a strumentalizzazioni, che nel caso della Georgia rischiano di allargare fratture che la fragile democrazia caucasica aveva in parte però sanato. Il rischio è quindi quello di declinare a livello internazionale dinamiche interne, semplificandole nello schema manicheo Russia contro Occidente che, seppur comodo, non sempre né ovunque calza a pennello.

Georgia, Tblisi in piazza contro la legge bavaglio

Telegiornale 18.04.2024, 20:00

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