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In Iran ci si appella all'unità nazionale

Le proteste e la repressione continuano - I leader supremi hanno tenuto un vertice d'emergenza dopo che gli oppositori hanno anche hackerato la tv di Stato

  • 9 ottobre 2022, 23:57
  • 20 novembre, 14:46
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Iran, non si placano le proteste

Telegiornale 09.10.2022, 22:00

Di: Diem/TG/ATS 

Le proteste contro il regime in Iran non accennano a placarsi e la situazione è sempre più violenta. Anche domenica si è continuato a manifestare in diverse città del Paese, dove si sono verificati violenti scontri con le forze dell'ordine. Almeno altre due persone sono morte e diversi studenti sono stati arrestati. Le scuole e gli istituti di istruzione superiore sono stati chiusi nel Kurdistan, la regione d'origine della 22enne Mahsa Amini, la cui morte, avvenuta lo scorso 16 settembre mentre era in arresto per non aver indossato correttamente il velo, ha fatto nascere il più esteso movimento di protesta da quello contro l'aumento del prezzo dei carburanti nel 2019.

La gravità della situazione ha indotto i leader della Repubblica islamica a tenere un vertice d'emergenza. Al termine hanno chiesto alla popolazione di preservare l'unità nazionale, dopo che sabato la televisione di Stato è stata hackerata dai contestatori. Un gruppo di sostegno alle proteste è riuscito a violare un canale trasmettendo un'immagine della guida suprema Ali Khamenei circondato dalle fiamme. "Il sangue dei nostri giovani sgocciola dalle vostre dita", recitava il messaggio apparso sullo schermo durante il telegiornale. Il messaggio era accompagnato da una foto manipolata dell'ayatollah con la testa al centro di un mirino. L'attacco, durato pochi secondi, è stato rivendicato da un gruppo che si fa chiamare "La Giustizia di Ali".

L'organizzazione non governativa Iran Human Rights, con sede a Oslo, ritiene che dall'inizio della proteste (entrate nella quarta settimana) vi siano stati almeno 185 morti, tra cui 19 bambini, mentre secondo l'ultimo rapporto iraniano, diffuso a fine settembre, le persone uccise sono 60, tra cui almeno 14 agenti di polizia.

La richiesta di preservare l'unità nazionale forse arriva troppo tardi. La credibilità delle autorità sarebbe in picchiata dopo che venerdì scorso hanno comunicato i risultati dell'autopsia di Mahsa Amini, secondo cui sarebbe morta per malattia e non a causa delle percosse. Una versione che non convince né gli oppositori al regime né la famiglia della giovane. Amjad Amini, il padre, in un'intervista a Iran International, un canale televisivo in lingua persiana con sede a Londra, ha affermato: "Ho visto con i miei occhi che il sangue le era sgorgato dalle orecchie e dal collo".

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