In Venezuela oggi (domenica) i cittadini voteranno per un referendum che rivendica l’annessione di una vasta parte della Guyana.
Il voto ha preso il via alle 6 ora locale (le 11 in Svizzera) per un referendum consultivo organizzato dal governo del presidente Nicolás Maduro, riguardante la sovranità sulla regione dell’Esequibo, attualmente sotto amministrazione della Guyana, ma che Caracas appunto rivendica.
“La questione dell’Esequibo per il Venezuela, dopo 150 anni, è una questione della gente, è un pezzo di famiglia” sostiene Maduro. Non la vede però così il presidente della Guyana Mohamed Irfaan Ali e non la vede così nemmeno la Corte Internazionale di giustizia dell’Aja che due giorni fa ha intimato al Venezuela di astenersi da qualsiasi azione che modifichi lo statu quo dell’Esequibo, senza però esprimersi apertamente contro il referendum.
Un territorio ricco di petrolio e risorse
Da Dubai, dove si trova per partecipare alla COP28 dell’ONU, il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, ha da parte sua invitato le parti “a far prevalere il buon senso” e a risolvere una crisi che potrebbe generare in Sudamerica un conflitto legato alle importanti risorse energetiche, minerarie e naturali di cui il territorio è ricco. In base a queste preoccupazioni, il Brasile ha inviato un importante contingente militare alla sua frontiera settentrionale con le due nazioni rivali.
Oltre 20,6 milioni di venezuelani potranno esprimersi fino alle 18.00 su cinque domande formulate nel referendum, una delle quali riguarda il consenso alla creazione di uno Stato denominato Guyana Esequiba, da integrare nella Federazione venezuelana. Per assicurare uno svolgimento normale della giornata, il governo ha mobilitato oltre 400’000 uomini tra forze armate e polizia.
Per decenni il contenzioso è stato quasi dimenticato, ma nel 2015 è riemerso, quando la statunitense ExxonMobil ha rilevato nell’area importanti riserve di petrolio. Oggi, dopo appena quattro anni dalla messa a punto della rete di produzione, il piccolo Paese è in grado di pompare quasi 400’000 barili al giorno. Le spedizioni crescono a dismisura: nel 2022 ha esportato, in media oltre 265’000 barili al giorno e quasi la metà è finita in Europa.
La Guyana sostiene i suoi diritti sull’Esequibo in base a un lodo arbitrale del 1899 che le assegnò la sovranità sul territorio (allora sotto il dominio del Regno Unito), mentre Caracas difende l’Accordo bilaterale raggiunto a Ginevra nel 1966 quale meccanismo per risolvere la controversia.
Il valore del referendum è come detto consultivo ma per Caracas potrebbe trasformarsi in qualcosa di più di un semplice pezzo di carta.