Il Piratar ha fatto segnare una forte avanzata nelle legislative islandesi di sabato, triplicando i consensi rispetto al 2013 ma senza raggiungere i numeri predetti dai sondaggi. A spoglio completato, in testa ci sono i conservatori del Partito dell'indipendenza con il 29% dei suffragi e 21 seggi, davanti al movimento di ecologisti e sinistra con il 15,9% e 10 poltrone e ai Pirati con il 14,5% e 10 deputati. I centristi finiscono alle loro spalle, pagando le dimissioni in aprile del premier Sigmundur David Gunnlaugsson, il cui nome era apparso nella lista dei Panama Papers.
Con questi risultati, il centro-destra ha perso la sua maggioranza in Parlamento, ma anche la compagine diretta dalla poetessa Birgitta Jonsdottir non ha i numeri per formare un Esecutivo con gli alleati rosso-verdi e di Bright Future. Si prospetta quindi una fase di incertezza e di difficili trattative.
Alimentata dal boom del turismo, l'economia islandese ha ripreso vigore dopo la crisi finanziaria del 2008. Quest'anno è attesa una crescita del 4,3%.
pon/Reuters