Cinque palestinesi sono rimasti uccisi in un'operazione militare israeliana martedì mattina a Nablus, in Cisgiordania. Fra le vittime c'è il 31enne Wadia al Houh, considerato il leader del gruppo armato "Fossa dei leoni". Il quartier generale della fazione, a cui vengono attribuiti diversi attacchi riusciti o tentati nei confronti di obiettivi israeliani negli ultimi mesi, era l'obiettivo dell'assalto. L'edificio, secondo Tel Aviv, veniva usato anche per confezionare delle bombe. Per i palestinesi, invece, si trattava dell'abitazione privata di al Houh e fra gli uccisi non ci sarebbero solo militanti armati. I feriti sono una ventina mentre un sesto palestinese è morto durante delle proteste in un villaggio a nord di Ramallah.
Cisgiordania, notte di violenza
Telegiornale 25.10.2022, 14:30
La morte di al Houh è stata confermata dal premier Yair Lapid, che in piena campagna elettorale in vista delle legislative anticipate del 1° novembre ha voluto esprimere la massima fermezza assicurando che "Israele non smetterà mai di agire per la sua sicurezza". Da parte palestinese si accredita la tesi che il susseguirsi di queste operazioni negli ultimi mesi abbia anche fini elettorali: Lapid, che non ha un importante passato militare, starebbe cercando di costruirsi un'immagine di forza e determinazione.
L'attacco non fa però che esacerbare le tensioni nei Territori che Israele occupa dal 1967 in barba al diritto internazionale. Tensioni non solo con la stessa "Fossa dei leoni", seguita su Telegram da 210'000 persone e che gode di una grande popolarità fra i giovani, ma anche con il Governo dell'Autorità nazionale palestinese, il cui presidente Mahmud Abbas ha denunciato quello che ha definito "un crimine di guerra".
I raid israeliani nel 2022 hanno fatto oltre un centinaio di morti, il bilancio più grave da sette anni a questa parte, e nel solo mese di ottobre si contano 25 palestinesi e due soldati uccisi.