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Fiammata di violenza in Medio Oriente

Dopo l'uccisione di quatto adolescenti palestinesi, morta in un attacco anche una soldatessa israeliana - L'emissario ONU è "allarmato"

  • 9 ottobre 2022, 15:30
  • 20 novembre, 14:47
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RG 12.30 del 09.10.2022 La corrispondenza di Michele Giorgio

RSI Info 09.10.2022, 15:29

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Di: RG/AFP/pon 

È caccia all'uomo a Gerusalemme Est, la parte araba della città, dove le forze di sicurezza israeliane cercano il palestinese che sabato sera è sceso da un taxi e ha aperto il fuoco con una pistola a un checkpoint del campo profughi di Shuafat, uccidendo una soldatessa di 18 anni e ferendo due altre persone, fra cui una guardia privata in modo molto grave.

Tre persone sono state arrestate. Il premier Yair Lapid ha denunciato "un crimine odioso", ma è solo l'ennesimo episodio di violenza in un momento di altissima tensione in Medio Oriente. Fra venerdì e sabato l'esercito israeliano aveva ucciso quattro adolescenti palestinesi nelle incursioni che compie ormai quasi quotidianamente in Cisgiordania. "Operazioni contro il terrorismo", secondo Tel Aviv, ma da parte palestinese si sottolineano la giovane età delle vittime e il fatto che non tutte fossero armate. Anche nello Stato ebraico alcuni commentatori evidenziano come queste azioni siano ben lungi dallo spegnere la militanza armata e come anzi la stiano alimentando.

In questo 2022 segnato dagli attacchi in primavera in cui è morta una ventina di israeliani, l'esercito ha ucciso oltre un centinaio di palestinesi nei Territori che Israele occupa dal 1967 in violazione del diritto internazionale. È il bilancio più pesante dal 2015 a questa parte. L'emissario dell'ONU per la regione, Tor Wennesland, si è detto "allarmato dal deterioramento delle condizioni di sicurezza e dall'intensificazione degli scontri fra palestinesi e forze israeliane".

L'Autorità nazionale palestinese ha chiesto agli Stati Uniti di accentuare la pressione affinché Israele "cessi la sua guerra totale contro la popolazione" dei Territori occupati, che, secondo il suo portavoce Nabil Abu Rudeina, "potrebbero condurre a un punto di non ritorno con conseguenze devastanti per tutti".

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