Venerdì la situazione sembrava tranquilla, almeno in Svizzera: i controlli a campione dei chimici cantonali non avevano rilevato carne di cavallo in altri prodotti oltre alle già segnalate lasagne della linea Qualité & Prix della Coop.
Poi ieri sono spuntati altri sette piatti pronti con carne equina non dichiarata (di cui uno in vendita da Manor) e oggi sono finiti nel mirino pure ravioli e tortellini della marca Buitoni (ditta di proprietà di Nestlé).
Ma come è possibile? Lo abbiamo chiesto al direttore del Laboratorio cantonale ticinese Marco Jermini .
Evidentemente nessun prodotto della Hilcona è finito nelle analisi casuali che abbiamo condotto la scorsa settimana in Svizzera su un centinaio di campioni. E’ la dimostrazione che la portata e il significato di queste analisi restano limitati.
Come si possono scoprire dunque questi casi di truffa?
Dobbiamo puntare sui sistemi di tracciabilità dei prodotti. Il sistema europeo RASFF Sistema Rapido di Allerta per Alimenti e Mangimi in uso nella Comunità Europea, Svizzera e Norvegia è efficace. Si basa sull’autocontrollo. Le segnalazioni, in caso di merce non conforme, partono dal produttore e arrivano in poco tempo al dettagliante che ritira i prodotti dagli scaffali.
In questa situazione è stata ricostruita la diffusione della carne di cavallo dalla Romania fino all’Olanda e alla Francia e poi negli altri paesi europei, fra cui la Svizzera. Non è da escludere che nei prossimi giorni emergano nuove piste.
Però, proprio sulla base del sistema RASFF, l’Ufficio federale della sanità pubblica aveva in un primo momento escluso che questa carne fosse giunta nel nostro paese...
Nelle aziende la notifica è immediata. A livello di organi di controllo transnazionali e nazionali, invece, queste notifiche arrivano sempre con uno o due giorni di ritardo. Noi verifichiamo in seguito che le ditte abbiano agito correttamente, bloccando la distribuzione o ritirando i prodotti in questione.
Il consumatore deve in ogni caso capire che né questo sistema né le analisi condotte dai chimici cantonali possono eliminare il problema del tutto, a maggior ragione se ci troviamo di fronte ad un caso di frode.
Intendete comunque procedere con le analisi a campione?
I laboratori cantonali sono sotto pressione in questo momento. Considerato che in Gran Bretagna sono state rilevate tracce di medicamenti nella carne di cavallo, continueremo con altri test, proprio a tutela della salute del consumatore. Se ne occupa in particolare il laboratorio di Berna.
Secondo lei questo scandalo cambierà qualcosa nella percezione dei parlamentari nazionali che fra poche settimane dovranno probabilmente votare sulla revisione della legge sulle derrate alimentari?
Diciamo innanzitutto che non ritengo, a differenza di quanto affermano le associazioni dei consumatori, che nelle nuove norme ci sia un allentamento delle disposizioni sulla dichiarazione del paese di produzione.
Ci sono però altri punti delicati, come ad esempio quello sui mangimi, che la revisione prevede di escludere dalla legge sulle derrate alimentari. E ciò contro il parere dell’Associazione dei chimici cantonali. In questo caso hanno prevalso gli interessi economici contro quelli di protezione della salute. Magari questo scandalo farà sì che la chiesa torni al centro del villaggio: che si ritorni su questa decisione sciagurata.
Mattia Coste