Il Governo di Boris Johnson ha perso la maggioranza assoluta numerica che lo sosteneva alla Camera dei Comuni. La coalizione Tory-Dup, la cui maggioranza si era ridotta nei mesi scorsi a un solo seggio, è stata infatti abbandonata dall'ex sottosegretario Philip Lee (contrario alla Brexit), passato al gruppo di opposizione dei Liberaldemocratici.
Il cambiamento non comporta l'automatica caduta del Governo, salvo un voto di sfiducia dell'aula.
Oggi (martedì), però, nel rovente dibattito alla Camera dei Comuni nel primo statement dopo la pausa estiva, Johnson è stato confrontato anche da esponenti moderati di spicco del suo partito come gli ex ministri Philip Hammond e Ken Clarke, i quali gli hanno in sostanza rimproverato di portare il Paese verso una Brexit no deal (senza accordo). Accusa respinta dal premier.
Il leader laburista Jeremy Corbyn, dal canto suo, ha replicato a sua volta a Johnson accusandolo di "attaccare la nostra democrazia" per cercare di portare la Gran Bretagna verso "una sconsiderata Brexit no deal". Il Governo di Boris Johnson "non ha il mandato, non ha la credibilità morale e, da oggi, non ha neppure la maggioranza" parlamentare, ha sottolineato, un riferimento diretto alla perdita del controllo sulla Camera dei Comuni da parte dell'esecutivo in conseguenza dell'abbandono di Lee.
Intanto le borse arretrano in attesa degli sviluppi parlamentari e sulla Brexit (Londra - 0,29%, Francoforte -0,22%, Parigi - 0,44%). La sterlina è crollata a 1,1959 dollari, al punto più basso dall'ottobre 2016.
ATS/ANSA/M. Ang.