Joshua Wong è stato rilasciato su cauzione. L'attivista, simbolo della protesta anti-Pechino, era stato arrestato qualche ora prima a Hong Kong con l'accusa di aver partecipato nell'ottobre del 2019 a una "manifestazione illegale". È stato lo stesso 23enne, quando è tornato in libertà, a dare la notizia del suo fermo su Twitter, scatenando l'indignazione e la preoccupazione internazionale. Nel dare l'annuncio della sua scarcerazione, l'attivista ha invitato a "non festeggiare una strana rapida liberazione" e a occuparsi invece dei dodici giovani di Hong Kong fermati in Cina mentre cercavano di fuggire a Taiwan.
L'arresto di Wong è legato "alla partecipazione a un assembramento illegale il 5 ottobre dell'anno scorso e anche alla violazione della draconiana legge anti-mascherina", si legge sull'account Twitter di Wong. "Rischio fino a 5 anni per assembramento illegale e fino a un anno per aver indossato la mascherina ma non mi scoraggio se penso ai miei compagni attivisti che soffrono in carcere ad Hong Kong o in Cina", ha scritto.
Non è la prima volta che il giovane attivista viene arrestato. Lui che neanche 18enne nel 2014 ha dato vita al "movimento degli ombrelli" contro la Cina, a luglio aveva dichiarato che "non era il momento di arrendersi" nonostante lo scioglimento di Demosisto, il movimento fondato assieme a Nathan Law, Jeffrey Ngo e Agnes Chow, giovani espressioni di una Hong Kong che non vuole rassegnarsi alla dura legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino.
"L'arresto di oggi è un abuso del sistema giudiziario che ha formulato accuse sulla base di leggi dichiaratamente incostituzionali", ha attaccato Wong sui social media riferendosi al divieto di indossare la mascherina che l'Alta Corte di Hong Kong aveva bocciato. "Nonostante questo, io scelgo di non arrendermi", ha ribadito l'attivista che a differenza di Law, fuggito in Gran Bretagna, non ha mai lasciato la città in cui è nato e cresciuto in una famiglia cristiana dell'alta borghesia.
Il fermo di Wong è l'ultimo di una serie preoccupante di arresti, ha dichiarato in una nota il portavoce dell'Alto rappresentante UE, Josep Borrell, ribadendo la necessità che l'ex colonia britannica si doti di un sistema giudiziario indipendente, "privo di influenza politica". Questi sviluppi, ha avvertito Bruxelles, "mettono in discussione la volontà della Cina di mantenere fede ai suoi impegni internazionali, minano la fiducia reciproca e hanno un effetto nei rapporti tra l'UE e Pechino".
L'intervista dello scorso maggio al TG RSI:
Joshua Wong: "Sembra una guerra infinita"
RSI/Loretta Dalpozzo 27.05.2020, 10:36