Diverse centinaia di mussulmani rohingya sarebbero stati uccisi negli ultimi mesi nell’ovest del Myanmar, paese a forte maggioranza buddista, in seguito al lancio a inizio ottobre di un’operazione dell’esercito. Le frange ribelli di questa comunità minoritaria si sarebbero rese protagoniste di rappresaglie contro le forze dell’ordine.
Secondo il rapporto pubblicato venerdì dalle Nazioni Unite, che si spinge a usare il termine pulizia etnica, quest’offensiva, oltre a provocare molti morti, ha costretto 66'000 persone a fuggire verso il Bangladesh e altre 22'000 a spostarsi internamente.
Nel documento, l’alto commissario per i diritti dell’uomo parla di omicidi, sparizioni forzate, torture, stupri, detenzioni arbitrarie e altri trattamenti spietati. Alle autorità birmane si chiede pertanto la fine delle violenze, che non sono cessate neppure con la nomina a ministra, nel 2015, di Aung San Suu Kyi, nel frattempo diventata premier e già insignita del Nobel per la pace.
AFP/dielle