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La Bielorussia e il suo ruolo di barometro

Per la seconda volta il presidente Lukashenko e il suo omologo cinese Xi si sono incontrati; la guerra in Ucraina tra i temi affrontati

  • 4 dicembre 2023, 16:10
  • 5 dicembre 2023, 10:33
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Xi e Lukashenko

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Di: Lorenzo Lamperti 

Due indizi non fanno una prova, ma sono un segnale rilevante. Per la seconda volta in meno di un anno, Xi Jinping riceve a Pechino Aleksander Lukashenko. In entrambe le occasioni, il momento scelto è significativo. Lo scorso marzo, il presidente cinese aveva ricevuto quello bielorusso meno di una settimana dopo la pubblicazione del “documento di posizione” sulla guerra in Ucraina. Dopo il colloquio, si era aperta una fase di maggiore attivismo diplomatico di Pechino tra Kiev e Mosca, sfociato nel viaggio di Xi al Cremlino e nella telefonata al presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Nove mesi più tardi, Lukashenko torna in Cina poco dopo il summit tra Xi e Joe Biden a San Francisco, ma anche mentre la situazione al fronte ucraino sembra stagnante e da più parti si inizia a parlare di un possibile negoziato di pace. Secondo l’agenda ufficiale della visita (annunciata solo poche ore prima del suo avvio), Lukashenko e Xi hanno parlato di commercio, economia, investimenti e cooperazione internazionale.

Il ruolo di “barometro”

La Cina non segue la linea dell’occidente su Minsk e, come accade sulla Russia, si oppone alle sanzioni. D’altronde, sia Xi sia Lukashenko hanno benefici a mantenere un rapporto stretto. Per il leader bielorusso è un modo per ovviare all’isolamento internazionale e ridurre (o meglio diversificare) la dipendenza da Mosca. Al leader cinese garantisce la possibilità di costruire un reticolo di relazioni coi vicini della Russia. Non a caso Xi si è mosso con decisione sull’Asia Centrale, dove si presenta come garante di stabilità e tutore di sovranità, opponendosi esplicitamente alle “rivoluzioni colorate” ma implicitamente anche alle incognite sulla Russia.

Di più: visto lo stretto rapporto tra Lukashenko e Putin, il presidente bielorusso può quasi assumere un ruolo di “barometro” o persino da intermediario. Nel resoconto di parte cinese del colloquio, si dice che Xi e Lukashenko si sono “scambiati opinioni sul conflitto in Ucraina”, senza ulteriori dettagli. Non è impossibile pensare che Xi abbia voluto raccogliere informazioni da una fonte meno “diretta” di quella russa. L’ipotesi era stata avanzata già a marzo quando, solo quattro giorni prima di recarsi a Pechino, Lukashenko aveva tenuto una “lunga conversazione” con Putin. Allora, si era pensato che Xi potesse aver chiesto un riscontro sul documento di posizione cinese.

Anche stavolta si può immaginare che il presidente cinese abbia provato a capire i possibili scenari da un attore più vicino al Cremlino e al campo di battaglia, per poi calibrare la sua azione diplomatica. La Cina continua a raccontare la propria posizione come “imparziale”, sostenendo di essere l’unica potenza in grado di parlare sia con Mosca sia con Kiev, anche se la telefonata di aprile con Zelensky è rimasta isolata.

A Pechino pensano che con il nuovo conflitto tra Israele e Hamas, il sostegno incondizionato di Stati Uniti ed Europa a Kiev possa iniziare a vacillare. E che possa dunque non essere lontano il momento di provare a giocare un ruolo diplomatico. O, quantomeno, di mostrare di voler giocare un ruolo: per la strategia cinese, volta a tenere aperto il rapporto con l’Occidente senza intaccare quello con Mosca, potrebbe bastare.

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RG 12.30 del 28.11.2023 La corrispondenza di Stefano Grazioli

RSI Info 28.11.2023, 09:20

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