Se la libera circolazione dei cittadini irlandesi è stata garantita dall’accordo di divorzio, negoziato tra Londra e Bruxelles, all’orizzonte continua ad aleggiare lo spettro di una Hard Brexit. Di un divorzio disordinato che - a livello commerciale - si tradurrebbe in tariffe, dazi e controlli doganali. Lo scenario più temuto dal mondo imprenditoriale britannico, così come da quello irlandese.
D’altronde le due economie sono profondamente interdipendenti, persino imprescindibili reciprocamente, e non solo per la prossimità geografica. A sud del confine sperano che, al termine del periodo di transizione, i commerci con il Regno Unito proseguiranno sulla base di accordi di libero scambio. Per minimizzare l’inevitabile aumento dei costi e della burocrazia. Ma per il momento, come negli ultimi tre anni e mezzo, è l’incertezza a regnare sovrana sull’isola del Trifoglio. Costringendo le aziende a contemplare ogni scenario, ogni eventualità. Con sforzi, soprattutto economici, che non tutti possono permettersi.
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