Strade silenziose per gran parte della giornata, forze di sicurezza che bloccano ancora interi quartieri teatro degli attentati di venerdì sera, persone che portano fiori sui marciapiedi ancora macchiati di sangue nei pressi del Bataclan, la sala concerti dove si è registrato il maggior numero di vittime. Molti parigini e francesi hanno trascorso la prima metà di sabato sotto shock per gli attentati che hanno colpito al cuore la Ville Lumière e costati la vita ad almeno 128 persone.
In Rue Alibert, il giorno dopo
Tre giorni di lutto
In mattinata, per la seconda volta in poche ore, il presidente François Hollande ha parlato alla nazione in diretta TV affermando che la Francia ha subito "un atto di guerra compiuto dall’esercito dell’IS che ha beneficiato di appoggi interni. La Francia trionferà su questa barbarie che ha colpito tutto il paese". Il capo dell’Eliseo ha decretato tre giorni di lutto nazionale, lo stato d’emergenza e la chiusura delle frontiere. Rafforzamento dei controlli nei trasporti e alle frontiere, poi messo in atto da numerosi paesi europei tra cui la Svizzera. La condanna internazionale è unanime, da tutta l'Europa alla Russia, dagli Stati Uniti alla Lega araba, dalla Nato all’OSCE, dal Brasile al Canada passando per Cuba, dall’Asia allo stesso Medioriente, dal Papa all'imam di Al Azhar.
Prima che Hollande affermasse la responsabilità dell’IS degli attentati, l'autoproclamto Stato islamico si era assunto la paternità delle stragi evocando una vendetta per i raid e la politica francese in Siria. Sono infatti stati in otto i kamikaze terroristi IS ritrovati morti nei diversi luoghi delle stragi. Alcuni si sono fatti saltare con le cinture esplosive che indossavano. Il procuratore François Molins parla di altri terroristi che potrebbero essere in fuga. A questo proposito, nel primo pomeriggio, la polizia ha intercettato una vettura poco lontano da Parigi con a bordo 4 uomini pesantemente armati.
Red.MM/Agenzie/Swing
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