La National Rifle Association (NRA), potente lobby delle armi statunitense, ha dichiarato bancarotta volontaria - ricorrendo al ben noto "chapter 11" - e rivelato un nuovo piano strategico che prevede una sua profonda ristrutturazione.
L'organizzazione trasferirà la sede legale da New York al Texas, con l'obiettivo non di contenere e ottimizzare i costi e le spese, ma anche di liberarsi da quello che il patron Wayne LaPierre ha definito "l'ambiente politico tossico newyorchese".
Vicino a Donald Trump
Alleati di Donald Trump, i vertici della NRA sono stati infatti travolti negli ultimi anni da gravi accuse di cattiva gestione e frode finanziaria. In agosto la magistratura di New York aveva aperto un'inchiesta su LaPierre e altri tre responsabili, accusati di aver utilizzato i fondi versati dagli aderenti anche a scopi personali. La procuratrice Laetitia James ha commentato ora che "lo statuto finanziario dichiarato dalla NRA ha infine raggiunto quello morale: in fallimento", ma che la mossa "non servirà a sottrarsi alle responsabilità di fronte alla legge".
La NRA in breve
Fondata nel 1871 per promuovere il tiro, la NRA da piccola associazione di sportivi e cacciatori si è trasformata in macchina politica dagli anni '80 e la sua influenza va persino oltre i 5 milioni di membri che rivendica. Molto attiva nel lobbying nei confronti dei deputati, ha versato milioni alle campagne presidenziali di Trump e operato con successo per bloccare i tentativi di rivedere in senso restrittivo le norme sulle armi, malgrado le frequenti stragi perpetrate nel paese (le armi da fuoco hanno fatto 43'000 morti nel solo 2020). Ai comandi da una trentina di anni, LaPierre nel 2019 è riuscito a vincere la battaglia interna con alcuni rivali, ma non a impedire che venissero alla luce viaggi e stile di vita dispendioso a carico dell'associazione, che hanno contribuito a perdite per 64 milioni di dollari in tre anni.