I norvegesi sono chiamati oggi, lunedì, alle urne per le elezioni parlamentari. Il Paese si trova davanti a una scelta che potrebbe avere ripercussioni anche per il resto del continente europeo: fra clima e oro nero. La Norvegia è infatti il maggiore produttore di petrolio in Europa e a lungo ha visto il suo profilo politico abbracciare questo modello industriale; adesso, tuttavia, c'è aria di cambiamento e dalle urne potrebbe emergere potenziata l'opzione "ecologica" fino a costringere ad una conseguente piccola rivoluzione.
La sfida, nel frattempo, è tra due leader molto diversi fra loro: fra la veterana premier in carica, la 60enne conservatrice Erna Solberg che dal 2013 guida la coalizione di centro-destra al Governo, e lo sfidante leader del partito laburista, Jonas Gahr Store, già ministro nei Governi guidati da Jens Stoltenberg, suo mentore.
Solberg ha guidato il Paese attraverso tre crisi: quella dei migranti nel 2015, il crollo del prezzo del petrolio e per finire la pandemia da Covid-19. Store ha tuttavia i sondaggi a suo favore, ma avrebbe comunque bisogno di costruire una maggioranza fra la sinistra e le forze ecologiste. Sono comunque molti i partiti minori dei vari schieramenti che, davanti all’emergenza climatica, voglio dire addio all’industria del petrolio, mentre i partiti tradizionali non hanno una posizione così netta in materia.

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