Le autorità della autoproclamata Repubblica della Transnistria, entità separatista filorussa sul territorio della Moldavia, hanno indicato che intendono chiedere “aiuto” a Mosca contro le “pressioni” di Chisinau. Lo ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale russa Tass.
Secondo quest’ultima, una risoluzione approvata dal Congresso della Transnistria chiede di “rivolgersi al Consiglio della Federazione russa e alla Duma di Stato con la richiesta di attuare misure per proteggere la Transnistria” di fronte a quella che viene definita “una crescente pressione della Moldavia”. Lo Stato centrale, filoeuropeo e dal 2022 candidato all’adesione all’UE, ha varato quest’anno misure sociali ed economiche contro la regione separatista, esigendo in particolare dalle sue imprese il versamento di diritti doganali. Per Tiraspol, si tratta di provvedimenti “in contraddizione con i principi europei di protezione dei diritti umani e del libero scambio”.
Nel testo citato in precedenza, la Transnistria afferma che “più di 220’000 cittadini russi risiedono nella zona della repubblica secessionista non riconosciuta, che il mantenimento della pace da parte russa nella regione del fiume Dnestr ha avuto successo e che la Russia ha agito da mediatore nei colloqui tra Chisinau e Tiraspol”.
La reazione moldava: “Solo propaganda”
Il Governo della Moldavia ha liquidato la risoluzione del Congresso della Transnistria come “un evento puramente propagandistico” ed è convinto che le sue decisioni non costituiscano una minaccia di escalation. Questo almeno stando a quanto affermato dal suo rappresentante Daniel Voda, come riporta il giornale online ucraino Ukrainska Pravda.
Non la vede apparentemente allo stesso modo il premier polacco Donald Tusk, che ha parlato di tensioni “pericolose” per la regione. “La minaccia di un intervento russo, o almeno di una provocazione, è permanente”, ha detto il capo del Governo di Varsavia.
Anche Mosca ha subito reagito, affermando che “la protezione della popolazione della Transnistria è una priorità”. “Sono nostri compatrioti”, ha fatto sapere in particolare il Ministero degli affari esteri.
Effetto Ucraina
L’interesse per la regione è accresciuto dal conflitto in Ucraina, con cui confina nei pressi di Odessa. Si è speculato negli ultimi due anni sulla possibilità di apertura di un nuovo fronte del conflitto, sia in un senso - da parte del Cremlino che in Transnistria ha un contingente di 1’500 soldati - che nell’altro. Le autorità della regione avevano sospettato Kiev di volerla attaccare, dopo aver affermato di aver sventato un presunto attentato contro i dirigenti separatisti nel marzo 2023. Lunga circa 200 km e larga una ventina, la Transnistria - ancora ricca di simboli sovietici - non ha una frontiera con la Russia, ma ha 465’000 abitanti in maggioranza russofoni. Sull’insieme della Moldavia a prevalere è la popolazione che parla rumeno. La secessione della regione, mai riconosciuta a livello internazionale, risale all’inizio degli anni ‘90 e fu caratterizzata da un breve conflitto conclusosi con un bilancio di qualche centinaio di morti e l’intervento dell’esercito russo. L’attuale presidente è Vadim Krasnosselski. La repubblica autoproclamata ha conservato l’alfabeto cirillico, una sua moneta e delle proprie forze di sicurezza. Nel settembre del 2006, in un referendum non riconosciuto a livello internazionale, il 97,1% dei votanti si era pronunciato per l’adesione alla Russia, che con le forniture di gas e il commercio bilaterale ne sostiene in modo vitale l’economia, fortemente basata sull’industria pesante.
Notiziario delle 16:00 del 28.02.2024
Notiziario 28.02.2024, 16:30
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