La Comunità politica europea - il club informale di dialogo inventato dal presidente francese Emmanuel Macron e che ha fatto il suo esordio lo scorso ottobre a Praga - torna a riunirsi, questa volta in un castello in mezzo alle vigne non lontano da Chisinau, la capitale della Moldova/Moldavia, uno dei Paesi più poveri del continente e una delle tante periferie instabili dell'ex impero sovietico.
Dall'indipendenza, ottenuta nel 1991, i 2,8 milioni di abitanti (a cui si aggiunge il circa mezzo milione della repubblica secessionista filorussa di Transnistria) di stabilità ne hanno vista poca. La loro storia politica degli ultimi trent'anni si riassume in un costante tira-e-molla tra aspirazioni europee e lunga mano della Russia. L'invasione russa dell'Ucraina non ha fatto che peggiorare le cose.
L'attuale presidente, Maia Sandu, guida un Esecutivo fortemente pro-europeo, che Mosca avrebbe tentato senza successo di abbattere mesi fa con un golpe. Il Paese è militarmente neutrale e ha chiesto di entrare nell'UE ma non nella NATO, o per lo meno non ancora: visto che la neutralità non ha fatto desistere il Cremlino dal tentare di destabilizzarlo, c'è chi ritiene che sarebbe meglio ripensarci.
La scelta della Moldavia come luogo del vertice è dunque un chiaro segnale di sostegno al Governo in questi mesi difficili.
L'importante è partecipare
Quarantaquattro Paesi europei saranno presenti, in pratica tutti tranne Russia, Bielorussia e Vaticano. Ci saranno anche Andorra e Monaco. San Marino - in crisi di Governo - ha dovuto declinare. Per la Svizzera - che appoggia l'idea fin dall'inizio e che l'anno scorso con Ignazio Cassis ha copresieduto uno dei tavoli tematici - sarà presente il presidente della Confederazione Alain Berset, che è già arrivato a Chisinau dove ha avuto un incontro bilaterale con la presidente Sandu.
La comunità non è un'organizzazione, i formalismi dunque sono pochi: il padrone di casa invita chi vuole (in futuro forse anche Stati non europei) e non c'è un vero e proprio comunicato finale. I tavoli paralleli di discussione saranno su sicurezza, energia e connettività. Ma il momento davvero importante saranno le circa tre ore che ogni leader potrà consacrare ai "bilaterali": incontri a due o in piccolo comitato, secondo le esigenze e le priorità di ciascuno.
È già prevista, ad esempio, una riunione di Armenia e Azerbaigian con Francia, Germania e col presidente del Consiglio europeo Charles Michel per fare avanzare la pace nel Caucaso. Sono possibili iniziative su Kosovo e Balcani (sia Pristina, sia Belgrado sono invitate) in un momento di rinnovate tensioni.
Il filo conduttore di tutti gli incontri è un solo: mostrare a Vladimir Putin quanto è isolato.
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