La censura delle autorità cinesi è scattata alle prime ore di lunedì per cancellare ogni traccia dell'ondata di manifestazioni contro le restrizioni sanitarie e per una maggiore libertà. La portata delle proteste non ha precedenti da decenni. Domenica, folle di manifestanti, rispondendo agli appelli sui social network, hanno espresso la loro rabbia a Pechino, Shanghai e Wuhan, cogliendo di sorpresa la polizia e cantando slogan antigovernativi e antirestrizioni.
Cina, è il giorno della censura
Telegiornale 28.11.2022, 13:30
La mobilitazione, il cui numero totale di partecipanti è difficile da verificare, sembra essere la più grande dai tempi delle rivolte pro-democrazia del 1989 con i fatti di Piazza Tienanmen.
Il malcontento popolare è andato crescendo continuamente negli ultimi mesi in tutta la Cina, uno degli ultimi Paesi al mondo ad applicare una rigida politica "zero Covid", che prevede ripetuti lockdown per milioni di persone e test PCR quasi quotidiani sulla popolazione. Ma le proteste di questo fine settimana hanno portato anche richieste di maggiori libertà politiche e hanno persino chiesto le dimissioni del presidente Xi Jinping, rieletto, qualche settimana fa, per uno storico terzo mandato.
I corrispondenti dell'agenzia di stampa francese AFP hanno riferito che dalle prime di oggi, lunedì, si era intensificata la presenza della polizia soprattutto a Shanghai (sono segnalati anche almeno due arresti), dove le strade invase dai manifestanti nei giorni scorsi sono state bloccate per impedire nuovi assembramenti e nella capitale Pechino.
Giornalisti occidentali arrestati
Le forze dell'ordine hanno anche preso di mira i giornalisti occidentali che hanno seguito le proteste. Il corrispondente della RTS Michael Peuker è stato fermato con il cameraman subito dopo il collegamento in diretta di domenica sera e il loro materiale è stato confiscato. Dopo una discussione, prima di essere caricato in una volante della polizia è poi stato rilasciato.
Decisamente più duro il trattamento subito da Edward Lawrence, giornalista della BBC che, secondo quanto denunciato dall'emittente britannica, è stato picchiato dagli agenti durante l'arresto.
Secondo il Ministero degli affari esteri cinese, Lawrence non si era identificato in quanto reporter e non aveva presentato di sua spontanea volontà il proprio accredito. Il portavoce Zhao Lijian ha invitato tutti giornalisti presenti in Cina a "rispettare le leggi e le regole cinesi durante il loro soggiorno".
Anche la tedesca ARD ha visto il suo lavoro ostacolato dalla polizia, che ha bloccato il collegamento in diretta per il telegiornale e ha interrotto le interviste da parte dei giornalisti.
Proteste sparite dai social
Sui social network cinesi, tutte le informazioni sulle proteste sembravano essere state cancellate già lunedì mattina. Sulla piattaforma Weibo, una sorta di Twitter cinese, le ricerche di "Liangma River" e "Urumqi Street", due dei luoghi della protesta del giorno precedente, non hanno prodotto alcun risultato relativo alla mobilitazione. Anche i video che mostrano i canti e le manifestazioni degli studenti in altre città sono scomparsi da WeChat. Sono stati sostituiti da messaggi in cui si affermava che la pubblicazione era stata segnalata "a causa di contenuti sensibili o illegali".
Investitori preoccupati e fine della pandemia ancora lontana
Le proteste hanno preoccupato gli investitori e i mercati azionari asiatici hanno subito un forte calo all'apertura di lunedì. La Borsa di Hong Kong, per esempio, è crollata di oltre il 3%. L'indice Hang Seng ha ceduto il 3,26% a 17'000,23 punti. Perdite pesanti in apertura di contrattazioni, anche per Shanghai, con il composite a -1,5% a 3'055,29 punti, e Shenzhen -1,54% a quota 1'953,71. Per quanto riguarda il numero di casi di Covid-19 in Cina, sempre oggi, ha raggiunto un nuovo record dall'inizio della pandemia, con 40'052 casi, anche se la grande maggioranza è asintomatica.