L'elezione del 45° presidente degli Stati Uniti (Donald Trump o Hillary Clinton) in realtà è detta "di secondo grado" perché non avviene in modo diretto: sono i grandi elettori — eletti su base statale — che si riuniscono in assemblea (il lunedì dopo il secondo martedì di dicembre) per stabilire il vincitore. Questi delegati sono 538 e il presidente che poi verrà scelto deve raccogliere il consenso di almeno 270 di loro.
Ogni stato ha diritto al numero di grandi elettori pari a quello di senatori (di solito due) e deputati (il numero varia in base alla popolazione), mentre il District of Columbia (dove si trova la capitale, Washington) ne ha tre. C'è da dire, poi, che i membri dell'Electoral College di rado hanno disatteso le indicazioni degli elettori. Ecco perché tutti considerano come definitivi i risultati dell'Election Day.
Clinton e Trump, ecco i loro stati sicuri
Il sistema elettorale è
maggioritario e la filosofia è "winner takes all": la lista di candidati che ottiene il maggior numero di preferenze
viene eletta in blocco. Questa e altre caratteristiche storiche sono all'origine dei cosiddetti "
safe states", vale a dire gli Stati dove si sa già chi vincerà, considerati, appunto, "sicuri". Al contrario, ci sono gli "
swing states", dove non è possibile tracciare un vincitore sicuro. Ed è proprio qui che si gioca l'elezione alla presidenza degli Stati Uniti.
Florida e
Ohio prima di tutti, visto che hanno un numero molto alto di grandi elettori (
29 e, rispettivamente,
18). E poi
Texas (
38, ma rimarrà "un sogno" per i democratici),
New Hampshire,
Virginia,
Michigan,
New Mexico,
Colorado,
North Carolina,
Pennsylvania (dove la Clinton è favorita per pochi punti),
Wisconsin,
Georgia,
Arizona,
Nevada,
Iowa,
Utah.
px
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