In Colombia si stanno realizzando gli scenari più ottimistici: dopo le FARC (la guerriglia numericamente più importante del paese) ora anche l’ELN si siederà al tavolo dei negoziati per riportare la pace nel paese, dopo oltre 50 anni di guerra civile. Una notizia preannunciata ieri, mercoledì, al Forum economico di Davos dal presidente colombiano Juan Manuel Santos in persona, premio Nobel per la pace 2016. Ad ascoltarlo e interrogarlo su questi sviluppi c’era anche il nostro inviato Pierre Ograbek.
C’è stato una sorta di scandalo in Colombia, un paio di settimane fa, durante il periodo natalizio, poiché soldati, guerriglieri delle FARC e membri dell’ONU hanno ballato assieme. Certa gente ha detto: "E’ completamente inaccettabile che delle persone dell’ONU ballino con dei guerriglieri". Ma Dio mio: è esattamente ciò che volevamo. Invece di spararsi addosso danzano. Questa è la pace!
Ieri durante tutta la giornata a Davos il sorriso non è mai sparito dal volto di Juan Manuel Santos. Ha annunciato lui che sarebbero giunte buone notizie dall’Ecuador, paese che ha mediato con l’Esercito di liberazione nazionale colombiano.
È da oltre tre anni che stiamo cercando di lanciare questi negoziati ufficiali. È stato un processo molto difficile. Ma ora la seconda tappa, che inizia il mese prossimo, è estremamente importante. Ci permetterà di avere una pace completa. Non solo con le FARC, ma anche con l’ELN.
Juan Manuel Santos si mostra ora molto fiducioso, perché per il presidente colombiano l’accordo di pace già raggiunto con le FARC significa anche: niente impunità
Ci sono diversi aspetti unici, in questo accordo di pace. È la prima volta che le due parti si riuniscono e creano una giurisdizione speciale per garantire che non ci sarà impunità. I principali responsabili di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità finiranno sotto inchiesta, giudicati e sanzionati da questa Corte speciale. Siamo stati molto scrupolosi nel rispettare le regole internazionali (il Trattato di Roma). La maggior parte dei processi di pace prevede l’amnistia e ci si scorda del passato. In questo caso non è andata così. Noi abbiamo imparato che la verità è molto importante. Molte vittime vogliono soltanto sapere la verità. Poi c’è un altro aspetto unico: degli impegni speciali per risarcire le vittime.
E in tutta questa procedura quanto ha contato, e quanto conta a tutt’oggi il premio Nobèl, attribuito al presidente colombiano a fine 2016?
Ha avuto un effetto molto importante. L’ho ricevuto pochi giorni dopo aver perso il referendum sul primo accordo raggiunto con le FARC. I colombiani hanno interpretato il premio come una sorta di mandato internazionale, per continuare, perseverare. E così abbiamo fatto. Abbiamo modificato il primo accordo, incorporato dei suggerimenti di chi aveva detto “no”. E questa volta abbiamo spiegato i contenuti. Se non conosci qualcosa, hai tendenza a respingerla.
E per quanto riguarda le FARC, fra poco tutti quanti i guerriglieri balleranno con i soldati? Tutti lasceranno davvero le armi?
Spero di sì. Come capita, in questi processi, ci sono stati alcuni (ma pochi) membri delle FARC che hanno deciso di continuare con la loro vita da fuorilegge. Ma la stragrande maggioranza si sta dirigendo verso i campi destinati a reintegrarli nella società civile. E quando saranno reintegrati spero che balleranno molto.
RG 12.30 del 19.1.2017 L'intervista di Pierre Ograbek
RSI Info 19.01.2017, 13:15
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