Dopo il terremoto politico, arrivano i fatti. Il presidente russo Vladimir Putin ha depositato alla Duma, la camera bassa del Parlamento, la legge di riforma costituzionale che ha illustrato, a grandi linee, nel corso del suo discorso all'Assemblea Federale, provocando un vero e proprio scossone tellurico alla politica russa. Con la presentazione degli emendamenti sono stati nero su bianco, iniziano pure a emergere i dettagli della riforma.
Gli ingredienti principali: limite chiaro a due mandati per il presidente della Federazione Russa, nomina del primo ministro affidata al Parlamento, divieto per gli alti funzionari di possedere il doppio passaporto, Consiglio di Stato elevato a organo con dignità costituzionale. E proprio sul Consiglio di Stato si sono concentrate le attenzioni dei commentatori russi, poiché potrebbe diventare - dopo il 2024, anno in cui scade il mandato di Putin - la nuova casa dello “zar”.
Una nota esplicativa al disegno di legge stabilisce infatti che il Consiglio "dovrà delineare i principi chiave delle politiche estere e nazionali e le priorità dello sviluppo sociale ed economico del Paese, al fine di garantire un coordinamento e una cooperazione efficaci tra gli organi statali russi". L’organo politico assumerà quindi un grande peso nel panorama futuro.
Il 23 gennaio il Parlamento lo esaminerà in prima lettura, mentre la seconda è prevista in febbraio. Seguiranno la terza lettura e il passaggio al Senato, entrambe considerate formalità, e infine la firma presidenziale.