Tutti conosciamo qualcuno che si spaventa davanti a uno specchio rotto o ad un gatto nero che gli attraversa la strada. Per loro i venerdì 17 sono dei giorni macchiati dalla sfortuna. Ancora di più durante gli anni bisestili, considerati funesti dagli antichi romani perché aggiungono un giorno a febbraio, il mese preposto ai riti dedicati ai defunti.
Quasi sempre le origini degli eventi e dei giorni considerati sfortunati sono da cercare in tempi lontani e nella mitologia.
Ma anche oggi sono milioni gli scaramantici e i superstiziosi in tutto il mondo. Sarebbero 60 milioni le persone che modificano le loro abitudini proprio perché temono un venerdì 17.
“La scienza e la spiegazione razionale ci dicono molto della realtà, ma non possono dirci tutto” racconta Marino Niola, antropologo dell’Università di Napoli. "E noi - aggiunge - riempiamo questa zona grigia con la superstizione e con le credenze, perché abbiamo l’impressione di poterci fare qualcosa. Ovviamente la condizione è di non crederci fino in fondo, ma di vivere tutto questo all’insegna del non è vero, ma ci credo”.
Scaramanzia poi che nell’era digitale ha trovato un nuovo slancio.
“Il digitale crea nuove superstizioni, ma soprattutto fa viaggiare quelle vecchie alla velocita del fulmine perché ora la rete le diffonde in tempo reale. Quindi specchi rotti e gatti neri conoscono una nuova vita e diventano 2.0”, conclude Niola.
gmg