La nuvola di diossina si sprigionò nell’aria rapidamente. Quasi invisibile. Manifestò la sua aggressività subito sulle persone che vivevano non lontano dall’azienda ICMESA di Meda (Industrie Chimiche Meda Società Azionaria) in mano al gruppo svizzero Givaudan. Bruciore agli occhi, dermatiti acute, cloracne furono i sintomi più comuni. Ma non solo. A causa del gas tossico migliaia di animali vennero abbattuti e intere aree verdi e coltivate divennero distese aride, senza vita. Era il 10 luglio 1976.
Sono passati 40 anni dall’incidente avvenuto in uno dei reattori della fabbrica in cui si produceva il triclorofenolo, componente usato in numerosi diserbanti. A causa del vento, la nube tossica si spostò sui comuni di Seveso (il più colpito), Cesano Maderno e Desio.
In molti si ricordano ancora quel giorno d'estate, quando poco dopo le 12.30 furono, loro malgrado, protagonisti della tragedia. La stampa iniziò a parlare dell’incidente solo sette giorni dopo, mentre le persone vennero sfollate dalle loro case due settimane dopo.
Le prime notizie riportate dalla stampa italiana
Un processo giudiziario nei confronti dei dirigenti dell’azienda venne aperto subito e, dopo un anno, le parti, ossia Regione Lombardia e consiglio di amministrazione della Givaudan raggiunsero un’intesa: quest’ultima dovette pagare danni per oltre 103 miliardi di lire. Con i privati vennero pattuiti circa 200 miliardi.
La fabbrica venne poi chiusa e con gli anni l’area bonificata. Furono create due vasche di contenimento, sempre monitorate e al di sopra fu creato un parco, in cui la vegetazione riprese a crescere.
Curiosità: la tragedia ispirò il cantate romano Antonello Venditti che nell’album Ullalla inserì il brano “Canzone per Seveso”. Nel 2005, al Festival del film Locarno alla settimana della critica fu presentato il documentario “Gambit” di Sabine Gisiger ( Cult TV 47).
Alessandra Spataro