Tutto sembra una favola: gli stadi pieni, il tifo assordante, la bella vita e i tanti soldi. Ma poi, quando la carriera finisce, per molti eroi del pallone, spesso inizia il dramma della vita, quella normale di tutti i giorni, lontani dalle luci della ribalta. E non stiamo parlando solo di qualche caso limitato. Il problema tocca tutto il mondo "pallonaro" del nostro continente se non del mondo intero.
Basti dire che una buona parte degli ex, nel giro di pochi anni dalla fine della carriera rischia di ritrovarsi in povertà: ex giocatori delle leghe inferiori ma anche campioni che hanno giocato nelle principali squadre del continente europeo. Uno dei casi più emblematici è quello di Pietro Puzone, negli anni ’80 giocatore nel Napoli di Diego Maradona. “Mi hanno dato tanti buoni consigli, ma non riuscivo a seguirli. Dopo ogni partita andavo a ballare e a divertirmi. Con il tempo mi sono ritrovato su una panchina”. Buzzone in pochi anni ha dilapidato tutti i guadagni fatti con la maglia del Napoli, con cui vinse anche un campionato italiano. Interrotta la carriera per un infortunio non aveva un lavoro e viveva in strada. Oggi con l’aiuto della famiglia Pietro è riuscito a risalire la china, ma la sua vita rimane ben lontana dai fasti di un tempo. Una volta appese le scarpe al chiodo "le entrate sono a zero, il tenore di vita rimane alto e quindi bisogna partire dal fatto che il calcio va considerato come un contratto di lavoro a tempo determinato. Non ti rende autonomo per tutta la vita".
Parole queste di Gugliemo Stendardo, ex calciatore che ha militato in particolare nell’Atalanta e nella Lazio. Oggi avvocato e professore. Il suo concetto è chiaro: il calciatore può guadagnar bene - anche molto bene - ma rimane un precario. Per questo è fondamentale prepararsi al dopo carriera, già in giovane età. I dati però ci dicono che questo accade ancora troppo poco. Per questo sei giocatori su dieci, a fine carriera, rischiano di ritrovarsi in un vicolo cieco. Questo vale un po’ dappertutto in Europa, nei campionati più prestigiosi.
Ma c’è pure chi ha saputo prepararsi ad una vita senza calcio. "Dopo l’allenamento andavo a lezione di tedesco. I miei compagni mi guardavano meravigliati ma per me quei corsi sono stati determinanti. Senza quella base di tedesco la mia attività imprenditoriale non sarebbe partita così bene". E questo è l’esempio di Giacomo Brichetto, ticinese d’adozione, oggi gestisce un negozio di abbigliamento sportivo a Lugano. In carriera ha difeso per diversi anni i pali del Palermo.
Sono queste alcune delle storie raccontate da Modem in una puntata dedicata al mondo dei calciatori una volta terminata la carriera, quando il pallone non rotola più. Una puntata che ruota attorno a un reportage di Francesca Motta, tra ex giocatori, procuratori e scuole di calcio.
La vita dopo il calcio
Modem 24.11.2022, 08:30