Ha suscitato polemiche in Italia l'iniziativa del cardinale Konrad Krajewski, l'elemosiniere del Papa ovvero il responsabile delle opere caritatevoli del Vaticano, che l'altra sera è intervenuto per staccare i sigilli dalla centralina e riattivare la corrente a uno stabile in Via Santa Croce in Gerusalemme a Roma.
Nell'edificio, di proprietà privata (dell'INPS), occupato abusivamente dall'ottobre del 2013, 420 persone (fra cui un centinaio di minori) e 25 realtà culturali erano senza elettricità e acqua calda dal 6 maggio. "Non l'ho fatto perché sono ubriaco", ha commentato il porporato polacco, che era arrivato in un primo tempo su un furgone carico di regali per i bambini. Pratico del settore, in cui aveva lavorato prima di prendere i voti, dopo aver inutilmente sollecitato l'intervento delle autorità è sceso di persona nella buca e ha compiuto le manovre necessarie per restituire la luce agli abitanti.
Sul quadro elettrico ha lasciato anche il suo biglietto da visita, assumendosi tutte le responsabilità del caso, anche nell'eventualità di una denuncia. La compagnia si è subito accorta dell'anomalia, ha cercato di ripristinare la situazione precedente con la scorta della polizia, ma non ha potuto intervenire perché i residenti del palazzo hanno protetto la cabina elettrica fino a tarda notte, quando la controparte ha rinunciato.
"Se l'atto di coraggio di un cardinale deve essere denunciato, domani faremo un'autodenuncia collettiva", hanno fatto sapere i rappresentanti della comunità che occupa lo stabile, mentre Matteo Salvini si è affrettato a condannare il gesto. "D'ora in poi le bollette le pago io", ha detto Krajewski, ma al vicepremier non basta: "Conto che ora l'elemosiniere paghi i 300'000 euro di arretrati". "Non si può tollerare che con un reato se ne copra un altro", ha dal canto suo commentato il presidente della Confedilizia.