“In questi giorni sono sommerso di richieste da parte dei quotidiani italiani, mi chiedono di scrivere sulla Transnistria; ma per me è molto difficile rispondere”. Inizialmente Nicolai Lilin , scrittore russo naturalizzato italiano originario di Bender, in Transnistria, è scettico: “Io sono scappato, oggi sono un occidentale. E preferisco non prendere posizione”.
Poi però, poco alla volta, si lascia andare e ci parla del presente e di quelli che, secondo lui, potranno essere gli scenari futuri della sua terra. Anzitutto, spiega, “non è vero che la Russia minaccia la Transnistria perché, questo paese, esiste grazie alla presenza delle truppe della Federazione russa… dai tempi dell’Unione sovietica non se ne sono mai andati”, precisa: "semmai, ad essere minacciate, sono la Moldavia o l’Ucraina occidentale”.
La Transnistria è uno Stato indipendente, non riconosciuto a livello internazionale. Secondo Lilin “è una regione trasformata da alcuni generali russi in un non luogo, dove poter trafficare e guadagnare”. I suoi abitanti “vogliono la legalità e puntano a poter inserire la propria etnia all’interno di un mosaico di paesi appartenenti storicamente alla Russia”.
“Mi auguro che questa splendida terra non finisca travolta da una sanguinosa guerra fratricida, ma ho paura che i russi facciano lo sbaglio di mettere sotto assedio militare l’intera Ucraina. E a quel punto la Transnistria sparirà. Sarà un’altra Beirut”, afferma.
“Ma ovviamente gli scenari possono anche essere diversi: la Transnistria diventerà uno Stato sovrano e a quel punto potrebbe iniziare una nuova era. La regione potrebbe diventare un ponte tra l’Occidente e la Russia. La terra dove, grazie alla presenza delle basi della NATO e della Russia, controllare il Mar Nero”.
Joe Pieracci
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Lilin: tra guerra e pace
“Ipotizzo sempre il peggio perché nella vita ho imparato che è meglio esservi pronti e poi vedere cosa succede”.
“La guerra arricchisce poche persone e porta una devastazione enorme, nei secoli e nella memoria delle persone. Noi oggi dobbiamo evitare questa prospettiva. Siamo tutti fratelli in quella zona e io non saprei come sparare ad un moldavo perché gli voglio bene: è mio fratello”.
“Spero tutti possano fermarsi, smettere di agire e pensare. Riflettere, parlare e aprirsi al dialogo per capire cosa si vuole. Questo è importante”.
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Ascolta l'intervista completa rilasciata da Nicolai Lilin alla RSI
RSI Info 24.03.2014, 15:52