Sono passati esattamente 60 anni. Vostok 1 fu il nome della missione sovietica che, il 12 aprile del 1961, portò nello spazio, a orbitare intorno alla Terra, il primo uomo in assoluto: Jurij Alekseevič Gagarin.
Sessant’anni più tardi, la figura di questo cosmonauta è ancora popolarissima nell’immaginario collettivo e, come conferma ai nostri microfoni l’astronauta Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia spaziale europea, resta uno dei punti di riferimento nei protocolli di avvicinamento ad ogni volo spaziale organizzato in Russia e Kazakistan:
“La mia prima missione sulla Stazione spaziale internazionale si è svolta qualche anno fa e l’ho raggiunta con un veicolo russo. Quindi ho passato molto tempo nella Città delle stelle (a circa 30 km da Mosca, ndr.), dove la presenza di Gagarin è fortissima, è come se fosse ancora lì. C’è una grande statua all’entrata che ancora oggi è il centro di tutta una serie di rituali prima della partenza di un equipaggio e al rientro; ci sono anche altre statue più piccoli di Jurij un po’ dappertutto, così come immagini, fotografie… A Baikonur (la base di lancio più utilizzata al mondo, in Kazakistan, ndr.) c’è una grande statua dove tradizionalmente ci si scatta una fotografia in posa come lui, con le mani protese verso il cielo”
Gagarin è simbolo di un’era, un’era in cui il dominio spaziale era appannaggio dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti. Poi sono arrivate le agenzie spaziali, come quella europea, ma ora entrano in gioco nuovi soggetti: la Cina, l’India e anche le aziende private. Voi astronauti come vivete questi cambiamenti?
“Gli osserviamo con grande interesse. Ci si domanda come sarà da qui a dieci anni il mondo dei voli spaziali. Come continuerà questa tendenza al moltiplicarsi degli attori e del tipo di persone che avranno accesso allo spazio: finora gli astronauti vengono selezionati con criteri standard, mentre in futuro ci sarà molta più diversità da questo punto di vista”.
Marte sembra essere la prossima frontiera…
“Non la definirei la prossima frontiera per quanto riguarda il volo abitato, perché la tappa intermedia è la Luna: si tornerà verso lo spazio cislunare e poi sulla superficie, con degli astronauti ma con degli approcci più moderni rispetto alle missioni Apollo di oltre cinquant’anni fa. Per quanto riguarda i voli umani Marte è la tappa successiva, ma è vero che c’è un grande fermento di esplorazione robotica, ed è giusto sia così: i precursori robotici sono fondamentali. In questo momento diversi rover esplorano la superficie marziana e l’anno prossimo si aggiungerà anche quello europeo. Siamo in grande attesa di conoscere cosa scopriranno.
Gli astronauti sono spesso impegnati nel condividere con giovani e studenti il loro vissuto: cosa risponde a chi le chiede come fare a diventare come lei?
“Sì, è una domanda ricorrente. Rispondo spiegando quali sono i requisiti minimi: cerchiamo persone con una laurea in ingegneria, in una materia scientifica, in matematica, in medicina oppure che abbiano un’esperienza di piloti sperimentatori. In realtà le configurazioni sono molto varie: l’agenzia non cerca profili professionali specifici, ma persone che sono a loro agio con la tecnologia, con la scienza, e possibilmente anche con gli ambienti operativi. Per esempio, un mio collega portava con se esperienze in basi antartiche e nell’esplorazioni di vulcani, un altro quella della vita su piattaforme offshore, entrambi lavoravano in ambienti chiusi, dove il rispetto dei protocolli di sicurezza è fondamentale e dove non è possibile andarsene quando si vuole…”
Le manca lo spazio?
“Sì, ma non nel senso che ho passato anni svegliandomi triste perché avrei voluto essere nello spazio: mi piace anche la mia vita sulla Terra. Mi manca nel senso che è un’esperienza che ho voglia di ripetere e sono felicissima che tra un anno circa arriverà il momento”.
E allora, come disse Gagarin al momento del lancio: “Pojéchali!” (Andiamo!)
“Certo, Pojéchali!”
Il primo uomo nello spazio
12 aprile 1961: è la data durante la quale decollò alla volta dello spazio il cosmonauta Jurij Gagarin, diventato il primo uomo a orbitare intorno alla Terra. Prima, vennero eseguiti diversi voli di prova, alcuni completamente privi di equipaggio, altri con all’interno delle capsule Vostok cagnolini, topi o manichini della dimensione e peso di un uomo. Terminate le sperimentazioni, Gagarin – aviatore – fu scelto, fra 20 cosmonauti, per diventare il primo essere umano a volare nello spazio. Il lanciatore Vostok si levò da terra il 12 aprile 1961 alle ore 9:07 (ora di Mosca) dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan; solo pochi minuti dopo, la capsula aveva raggiunto la traiettoria programmata: Gagarin si trovava nello spazio, in contattato radio continuo con il centro di controllo, che pilotava la capsula da terra. Dopo aver effettuato un’orbita terrestre completa, si attivarono i retrorazzi frenanti. Una volta raggiunta la quota di 7'000 metri, Gagarin poté catapultarsi dalla capsula con un apposito seggiolino eiettabile, atterrando appeso al suo paracadute a 26 km a sudovest della città di Engels. Gagarin morì nel 1968 a seguito dello schianto, avvenuto nei pressi della città di Kirzhach, del MiG-15 su cui si trovava a bordo con l'istruttore di volo Vladimir Seryogin in occasione di un volo di addestramento.
Mosca, il monumento a Jurij Gagarin