L'ultimo processo nei confronti di Carlos, l’ex primula rossa del terrorismo internazionale degli anni 70 e 80 si è aperto lunedì a Parigi. Il venezuelano, al secolo Ilich Ramirez Sanchez, è giudicato in appello per un attentato perpetrato nel 1974 nella capitale francese che provocò 2 morti e 34 feriti.
Carlos nel 2001 nega la sua responsabilità negli attentanti in Francia (VO)
EBU/frtf1 05.03.2018, 15:51
In prima istanza, un anno fa, era stato condannato all'ergastolo. Tramite i suoi legali ha ricorso sostenendo di essere stato vittima di un processo politico macchiato da fragilità spettacolari, testimonianze manipolate dai servizi di sicurezza e prove false.
Benché non ci siano prove del DNA o impronte digitali, la giustizia francese è convinta che, il 15 settembre 1974, sia stato proprio lui a lanciare la granata nel Drugstore Publicis nel quartiere di Saint-Germain.
Stando agli inquirenti e ai giudici di primo grado, tutti gli indizi confermano la colpevolezza dell’oggi 68enne che sta già scontando 2 ergastoli per una serie di attentati compiuta in nome del comunismo e della causa palestinese.
In carcere dal 1994, Carlos si è presentato davanti ai giudici della corte d’assise speciale a pugno destro alzato. “Sono un rivoluzionario professionista; il mio mestiere è la rivoluzione” ha detto l’uomo che a suo tempo era noto al mondo con il soprannome attribuitogli dal nome: “lo sciacallo”.
Il terrorista marxista-leninista filo-islamico dagli intensi legami con un gran numero di gruppi eversivi di sinistra non ha smesso di lottare. Ma questa sarà la sua ultima battaglia legale.
Diem/TG/ATS