“Da ieri notte non riusciamo più a metterci in contatto con gli operatori di Medici senza frontiere (MSF) che lavorano all’ospedale di al-Shifa, a Gaza”, lo dichiara l’organizzazione in una nota.
“Altri membri dello staff di MSF che vivono a Gaza City ci hanno detto che i combattimenti fuori dall’ospedale non si sono fermati”, si legge nel testo. “Ci sono cadaveri in strada. Persone ferite. Sentiamo le grida di aiuto, ma non possiamo fare nulla. È troppo pericoloso uscire”, racconta un membro dello staff di MSF a Gaza.
“Il personale medico, compreso quello di MSF i pazienti in condizioni critiche e i civili sfollati sono ancora all’interno dell’ospedale al-Shifa. Chiediamo lo stop degli attacchi agli ospedali, un cessate il fuoco immediato e un passaggio sicuro per chi vuole lasciare le strutture sanitarie. Gli ospedali, il personale medico e i pazienti devono essere protetti”, conclude il comunicato di Medici senza frontiere.
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha comunicato domenica sera di essere riuscita a ripristinare le comunicazioni con gli operatori sanitari di questo ospedale. “La situazione è terribile e pericolosa. Sono trascorsi 3 giorni senza elettricità, senza acqua e con una connessione Internet pessima, il che ha gravemente compromesso la nostra capacità di fornire cure essenziali. Le continue sparatorie e bombardamenti nella zona hanno esacerbato la situazione già critica. Tragicamente, il numero di pazienti deceduti è aumentato in modo significativo. Purtroppo l’ospedale non funziona più come ospedale. Il mondo non può restare in silenzio mentre gli ospedali, che dovrebbero essere rifugi sicuri, si trasformano in scenari di morte, devastazione e disperazione. Cessate il fuoco. ORA”. Lo scrive su X il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Sabato l’ospedale aveva dichiarato che nella struttura restavano ancora 39 bebé prematuri ai quali venivano praticati massaggi respiratori a mano per mantenerli in vita, 5 sono morti ed i malati in terapia intensiva erano in totale 17. Questo almeno secondo quanto riferito da Youssef Abu Rish, viceministro della Sanità nella Striscia, che è governata da Hamas.