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Malesia: abusi su minori, centinaia di arresti

La polizia ha liberato numerosi bambini segregati in “case dell’orrore”. Per tredici piccoli sono confermate le violenze sessuali, compiute da membri di un complesso conglomerato

  • 22 settembre, 08:34
  • 22 settembre, 10:02
Poliziotti malesi con alcuni degli arrestati per gli abusi sui bambini

Poliziotti malesi con alcuni degli arrestati per gli abusi sui bambini anche in case-famiglia

  • Keystone
Di: AFP/RSI Info

In Malesia la polizia ha arrestato 355 persone nell’ambito di un’indagine su centinaia di casi di bambini vittime di abusi fisici e sessuali in case-famiglia del Paese. L’operazione ha preso di mira la Global Ikhwan Services and Business Holding (GISB). Questo conglomerato islamico è accusato di gestire “case dell’orrore” e di mantenere legami con la setta islamista vietata Al-Arqam, nel frattempo scomparsa. Tra gli arrestati figurano il direttore Nasiruddin Ali e altri trenta membri del gruppo.

Gli agenti hanno fatto irruzione in 82 luoghi diversi, tra cui centri di accoglienza, strutture sanitarie, aziende, scuole religiose e case private, ha dichiarato domenica l’Ispettore generale della polizia malese. Il GISB aveva inizialmente negato tutte le accuse di violenza e aveva anche assicurato di non gestire i centri coinvolti negli Stati di Selangor e Negeri Sembilan.

Ma il 14 settembre Nasiruddin Ali ha ammesso le violenze sessuali, pur respingendo le accuse di un sistema di violenza di massa, mentre tre giorni prima la polizia malese aveva già arrestato 171 persone, tra cui insegnanti di religione e altri docenti, e aveva portato in salvo più di 402 bambini da venti “case dell’orrore”.

Secondo i rapporti medici, almeno 13 bambini hanno subito abusi sessuali. Martedì, la polizia ha annunciato il congelamento di 96 conti collegati al GISB per un valore di circa 124’000 dollari (poco più di 105’000 franchi).

L’UNICEF, l’agenzia delle Nazioni Unite responsabile della difesa dei diritti dei più piccoli, ha condannato gli “orrori inimmaginabili” vissuti dalle giovani vittime. Questi bambini “avranno bisogno di assistenza medica e psicologica a lungo termine”, ha commentato giovedì Robert Gass, rappresentante dell’UNICEF in Malesia.

Secondo il sito web ufficiale della GISB, sarebbe una holding islamica che gestisce attività che vanno dai supermercati ai ristoranti in diversi Paesi, tra cui Indonesia, Regno Unito e Francia.

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Notiziario 22.09.2024, 09:00

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