Un filmato di un paio di minuti: un ragazzino dai capelli corvini, dodicenne, che inerme, quasi assente, immobilizzato, viene decapitato da un giovane adulto con un coltellaccio qualsiasi. Sangue che schizza sulla terra, il giovane adulto che brandisce trionfante la testa del ragazzino, urlando "Allah Akbar", Allah è il più grande.
È il filmato, agghiacciante, che Carla Del Ponte, della Commissione di inchiesta dell’ONU sulla Siria, mi mostra a margine del Film Festival Diritti umani di Lugano. Nemmeno nel più cruento dei film horror in stile hollywoodiano. Ma questa non è fiction, è realtà. Brutale. Inumana. Incredibile, come ripete la stessa Del Ponte.
Il filmato non è stato ancora reso pubblico ed è al centro della sua ultima inchiesta. C’è da scommettere che è solo una delle tante esecuzioni sommarie e barbare di cui tutte le parti si stanno macchiando in Siria. Ci sono le prove, c’è tutto affinché quel giovane adulto possa essere rinchiuso a vita in un carcere, mi confida Del Ponte. Eppure nulla accadrà, le mani sono legate, in Siria vige l’impunità totale.
Nicola Lüönd