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Messico, coltivatori del caffé contro Nestlé

Calo della produzione fino al 15%. Tra le cause: mancanza di manodopera per prezzi di acquisto troppo bassi

  • 18 febbraio, 15:15
  • 19 febbraio, 08:44
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Gli agricoltori hanno bloccato alcuni giorni ga una strada di passaggio del caffè, bruciando dei sacchi in segno di protesta

Di: RG/RSI INFO 

In Messico si sono registrate diverse proteste negli scorsi giorni da parte dei coltivatori di caffé contro Nestlé. La multinazionale elvetica, alla quale vendono la loro produzione, è accusata di imporre dei prezzi di acquisto troppo bassi e chiedono quindi un aumento delle tarifffe. Oltre al problema dei prezzi, a complicare la situazione dei coltivatori c’è anche la diminuzione della produzione.

È successo nello stato del Chiapas al sud del Messico, al confine con il Guatemala, che è uno degli stati più poveri ed è responsabile del 30% della produzione del caffè messicano. Tutto quello che succede in questa zona riguardo al caffè ha una profonda influenza economica. La parte produttiva della Nestlé, che gestisce operazioni in varie parti del Messico, è proprio qui, nel Sud.

Evidentemente l’azienda dispone di un enorme potere di acquisto, e non è la prima volta che collettivi di piccoli agricoltori protestano chiedendo maggiori garanzie e pagamenti. In questo caso hanno chiesto che il prezzo al chilo passi da 30 a 35 pesos, che sarebbe l’equivalente di passare da circa 1,55 a 1,81 franchi al chilo.

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Operaio in una piantagione di caffé a Cofradia, nel sud del Messico, in un'immagine d'archivio

  • Keystone

Gli agricoltori hanno bloccato una strada di passaggio del caffè, portando grandi sacchi proprio di caffè e dandogli fuoco in segno di protesta. Hanno anche chiesto l’aiuto delle autorità per le negoziazioni. Al momento, dicono, non riescono più a coprire i costi per produrre. Tutto ciò sta anche portando a un’emigrazione della popolazione giovane verso il nord del paese, così come verso gli Stati Uniti.

Diminuisce la produzione

La diminuzione della produzione andrebbe dal 10% al 15%, e le motivazioni sono varie. Quella più direttamente legata alla protesta è che manca manodopera. E gli operai lamentano che ciò è dovuto proprio al prezzo troppo basso del caffè. Ci sono poi motivi legati ai cambiamenti climatici come la diminuzione delle piogge.

Una parte del raccolto si perde poi a causa dell’aumento della temperatura e di un un fungo che attacca le piante di caffè, il Roja, noto anche come fungo ruggine, che prolifera appunto con le temperature calde.

Sappiamo che l’enorme migrazione che vediamo dall’America Centrale è dovuta ai cambiamenti climatici. In Messico e negli Stati Uniti si parla molto di muro di militarizzazione delle frontiere. Guardando però il problema dal punto di vista economico, anche la crisi della produzione del caffè può essere presa ad esempio per comprendere meglio le cause del fenomeno.

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RG 12.30 del 18.02.2024 Il servizio di Laura Daverio

RSI Info 18.02.2024, 18:54

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