La rabbia e la frustrazione delle migliaia di migranti e profughi bloccati da giorni in condizioni disumane alla frontiera fra Grecia e Macedonia è esplosa lunedì con l'assalto alla recinzione metallica e di filo spinato che segna il confine più caldo della rotta balcanica.
Mentre a Calais in un clima di alta tensione la polizia francese dava il via allo sgombero della "Giungla", dall'altra parte dell'Europa a migliaia di km di distanza centinaia di disperati siriani, iracheni, afghani e africani bloccati nel campo di Idomeni in territorio ellenico hanno prima forzato e poi sfondato a colpi di pali e bastoni un tratto della barriera di recinzione riversandosi in territorio macedone.
Scandendo "Open the border" e "We want to go to Serbia", i migranti esasperati - tra loro tantissime famiglie e donne con bambini - hanno lanciato pietre e altri oggetti contro la polizia macedone che ha risposto con gas lacrimogeni e bombe assordanti, lasciando poi tuttavia passare i migranti. Rinforzi di agenti in assetto antisommossa sono stati inviati d'urgenza da Skopje a bordo di elicotteri.
Negli scontri, protrattisi per alcune ore, una trentina di persone sono rimaste ferite, compresi numerosi bambini e un poliziotto macedone.
Il dramma alla frontiera tra Grecia e Macedonia richiama alla mente quanto avvenuto lo scorso settembre al confine fra Serbia e Ungheria. Anche allora - ma era ancora estate, e dormire all'aperto era meno gravoso - centinaia di migranti esasperati dall'attesa davanti al muro ungherese si scontrarono con la polizia magiara forzando la barriera al punto di confine di Horgos, e anche in quel caso gli agenti ungheresi fecero largo uso di lacrimogeni e cannoni ad acqua.
ats/Ludo/joe.p.
"Aprite le frontiere!"
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