Mercoledì la Colombia ha ordinato l’espulsione dei “diplomatici dell’ambasciata argentina” a Bogotà dopo una serie di insulti del presidente argentino Javier Milei. Egli ha descritto il suo omologo colombiano Gustavo Petro come un “assassino” e un “terrorista”. “In questo contesto, il governo colombiano ha ordinato l’espulsione dei diplomatici dall’ambasciata argentina in Colombia”, ha dichiarato il Ministero degli Esteri in un comunicato, senza specificare la funzione o il numero di diplomatici espulsi.
Il Ministero ha condannato “un’intervista rilasciata alla CNN in cui (Javier Milei) ha parlato in modo denigratorio del presidente colombiano Gustavo Petro”. I media statunitensi avevano già pubblicato alcuni estratti dell’intervista e citato alcuni commenti del presidente Milei contro Petro: “Non ci si può aspettare molto da qualcuno che è stato un assassino terrorista”, ha detto il presidente argentino, secondo il sito web della CNN.
Per il Ministero degli Esteri colombiano, “le espressioni del presidente argentino hanno danneggiato la fiducia della nostra nazione, così come la dignità del presidente Petro, che è stato democraticamente eletto” nell’estate del 2022 come primo presidente di sinistra nella storia della Colombia.
Le relazioni con l’Argentina sono storicamente stabili, ma si sono deteriorate da quando l’ultraliberista Javier Milei è salito al potere a Buenos Aires nel dicembre 2023. L’ambasciatore colombiano in Argentina, Camilo Romero, è tornato nel suo Paese per consultazioni dalla fine di gennaio. All’epoca, Milei aveva definito Petro “un comunista assassino che sta affondando la Colombia”.
Il presidente elimina a marzo 70’000 impieghi pubblici
Intanto, mercoledì Milei ha annunciato che a fine marzo il governo non rinnoverà 70’000 contratti di impiegati pubblici a tempo determinato. Lo ha detto parlando all’International Economic Forum of Americas in corso di svolgimento a Buenos Aires.
“Abbiamo già eliminato 50’000 impieghi pubblici e adesso taglieremo altri 70’000 contratti in scadenza a marzo”, ha affermato. L’annuncio del presidente sorprende per la sua entità. I sindacati del settore pubblico stimavano infatti che i tagli che avrebbe applicato il governo riguardassero al massimo un 15-20% dei contratti in scadenza.
RG 7.00 del 28.03.2024 - Il servizio di Maurizio Salvi
RSI Info 28.03.2024, 07:55
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