In Gran Bretagna sta facendo molto discutere una storia di malasanità che colpisce i più piccoli e indifesi: i neonati. In un ospedale dello Shropshire, al confine con il Galles, si è infatti cercato di alzare la quota di parti naturali, riducendo al minimo i parti cesarei, anche quando sarebbe stati necessari. Risultato: 300 bambini sono morti o sono nati gravemente menomati e non meno di 12 madri morte durante il parto.
Il caso britannico
A denunciare uno dei più grandi scandali nella sanità britannica è un rapporto preparato da 90 tra i più autorevoli esperti in medicina e ostetricia, che sarà pubblicato nei prossimi giorni. Il Sunday Times ieri ha dato le prime anticipazioni: i fatti sarebbero avvenuti tra il 2000 e il 2019 in un ospedale di Shrewsbury, a 240 chilometri da Londra.
E in Svizzera?
La Svizzera è riconosciuta invece come uno dei paesi con il tasso di parti cesarei più alto in Europa (attorno al 32%). Per capire come viene letta da noi la notizia inglese, la RSI ne ha parlato con chi lavora nel settore per capire se e come sta cambiando la mentalità legata al parto.
“È difficile capire qual è la situazione dell'ospedale in questione – dice la co-presidente della Federazione svizzera delle levatrici sezione Ticino Veronica Grandi. Quello che di sicuro possiamo notare è che i numeri sono molto più grandi di quelli della Svizzera, si parla di 1’600 nascite al giorno, mentre in Ticino abbiamo più o meno 2’500 nascite all'anno. Quello che di sicuro si evince è una mancanza di personale all'interno della struttura in questione e anche forse una mancanza di aggiornamento e di formazione”.
Una situazione dunque non paragonabile. Per quanto riguarda la modalità dei parti nel cantone, sottolinea Grandi, solo un terzo è naturale, tuttavia stanno aumentando, seppure leggermente, i parti a domicilio. “È proprio la prova che è possibile garantire un parto naturale, ma è una sinergia che viene dalla donna e dai professionisti e questo garantisce un successo”.
E più in generale, cosa si può dire delle modalità di scelta? “Per quanto riguarda il settore pubblico, quindi l'ente ospedaliero, c’è stata una diminuzione dei casi di taglio cesareo. Ma sono sicuramente aumentate le induzioni e i parti operativi. E questo ovviamente a discapito dei parti naturali".
E per quanto riguarda i limiti del parto naturale, dal suo punto di vista, quando un parto naturale dovrebbe fermarsi? “Al primo posto di sicuro la sicurezza del bambino e della mamma a livello fisico. Sotto questi aspetti le raccomandazioni sono molto precise e molto specifiche. Spesso il primo fattore di rischio è quello legato al dolore. Per fortuna nella nostra realtà ci sono gli anestesisti che lavorano in modo molto efficiente e quindi si può garantire anche una copertura di questo aspetto”.