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Nella tana di QAnon

Il racconto di una fuoriuscita dal movimento complottista di estrema destra

  • 8 febbraio 2021, 22:30
  • 22 novembre, 17:39
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La pentita di Qanon

Telegiornale 08.02.2021, 21:00

Di: Massimiliano Herber 

Con dovizia di particolari Lenka Perron parla al Telegiornale RSI di come sia caduta nella “rabbit hole”, ma a differenza di Alice seguendo il Bianconiglio non è finita in un Paese delle meraviglie. Anzi, ha iniziato a vagare nel sottobosco di cospirazionisti per poi accorgersi improvvisamente di seguire, “come briciole di pane”, le indicazioni e gli ordini che “arrivavano da qualcuno che pretendeva di essere un insider del Governo e che aveva sempre più informazioni” e che un giorno, dopo qualche mese, “si è rivelato essere Q”.

QAnon

La famosa "Q"

  • Keystone

Una Democratica seguace di QAnon

Tutto a inizio nel 2016, quando Hillary Clinton vince le primarie democratiche. Lenka Perron dell’Illinois, figlia di immigrati dell’ex Jugoslavia, è democratica da sempre, perita assicurativa attiva nell’industria sposa le tesi di Bernie Sanders e non si capacita della sua sconfitta.

“Eravamo arrabbiati e forse ingenui, ma dopo il trattamento riservato dal Partito Democratico a Bernie Sanders eravamo convinti che le primarie fossero falsate – spiega – e abbiamo iniziato chiederci: se il Partito Democratico è capace di truccare le elezioni contro una piattaforma della classe operaia come Bernie Sanders, di cos'altro sarà capace?”

La scoperta di Q

Lenka cerca le risposte ai suoi dubbi in rete, fa amicizie sui social media e lentamente inizia a vivere in una bolla mediatica. “Trovavamo le risposte alle nostre inquietudini, ricevevamo informazioni da chi diceva di saperne di più, e tutto sembrava credibile, plausibile – ricorda – perché ogni volta facevamo un passo, un salto e avevamo informazioni sempre più giuste finché non è entrato in scena Q, QAnon, che sembrava solo il più autorevole”.

Lenka trascorre ore davanti al computer – “Due, tre ore dopo il lavoro e poi ancora un’ora quando i bambini erano a letto” – la sua vita sociale cambia, anche se pochi osano parlarle del suo cambiamento, anzi lei “vorrebbe reclutare in QAnon anche i suoi famigliari e amici”.

Accadeva che alcune delle teorie del complotto scovate la lasciassero perplessa, ma Lenka ammette: “Non ho mai pensato di abbandonare Q, volevo vedere dove saremmo arrivati. Ero emotivamente coinvolta. Era la mia gente. La mia tribù. Avevamo fatto un sacco di ricerche e stavamo per salvare il Paese e il Partito, lo stavamo rendendo di nuovo per la classe operaia”.

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Come una setta

Il ruolo dei social media, l’aspetto comunitario, il percorso di iniziazione sembrano quelli di una setta religiosa. “Trascorrevamo il tempo a dirci, “questo è giusto”, “questo ci fa arrabbiare”, e poi sa... ci vuole una certa familiarità per iniziare a parlare di pedofili e di traffico di bambini, è un tema brutto, delicato e abbiamo cominciato a discuterne piano piano”.

Lenka spiega la sua sequela con l’effetto “bolla”, i social media, e quando obiettiamo sul ruolo della responsabilità individuale, con un velo di tristezza spiega: “All’inizio ci caschi non solo perché queste teorie sono consolatorie”, ma perché “ci sono delle verità dolorose”. Quali erano allora? “Le verità erano l’importanza dei soldi nel nostro sistema politico ed elettorale, le verità erano le diseguaglianze economiche tra l’uno per cento della popolazione e tutti gli altri che si stavano allargando, che il NAFTA, il trattato di libero scambio, ci aveva fatto perdere posti di lavoro...”.

I dubbi, le domande, la fuoriuscita

L’ipotesi di una cabala di poteri occulti che attraversa il partito democratico non la fa vacillare, né il ruolo salvifico di Donald Trump l’allarma. Neppure per lei che di famiglia era sempre stata democratica.

Non ho mai votato per lui e non l'ho mai sostenuto, – dice Lenka con orgoglio – ma ero attratta da Q e c'era come... una piccola parte di me - perché ero ancora così arrabbiata con i Democratici - ...una piccola parte di me che credeva che Donald Trump avrebbe sistemato tutto”.

In meno di un anno e mezzo, la vita di Lenka si svolge solo su internet e di fronte agli interrogativi preoccupati della sua famiglia anche lei inizia a farsi domande, ma interrogarsi ormai non era più consentito. “Quando ho iniziato a mettere in discussione la narrativa sono stata attaccata da persone che sino ad allora sembravano fantastiche, normalissime, - racconta. E sono uscita... Prima di tutte quelle pazzie di un Partito guidato da satanisti e trafficanti pedofili... E da allora sono stata esclusa, ero l’outsider”.

Quale insegnamento?

Guardando quanto è poi accaduto, sino all’attacco al Congresso, Lenka non si stupisce. “L’anno scorso avevo visto le proteste di chi diceva che il Covid-19 fosse una bufala”, o di “chi diceva era un virus creato in laboratorio”e poi quando ha visto l’irruzione al Capitol “ho capito che non c’è fine a questa manipolazione”.

Per lei, QAnon e le teorie del complotto sono il passato. Dice di aver iniziato a uscirne a fine 2017. “QAnon è solo una di queste teorie, ricorda, ma ce ne sono una miriade”. Accanto al sollievo odierno, rimangono una strana solitudine, l’amarezza di essere stata usata politicamente e il dolore provocato ai suoi famigliari. “Ho imparato ciò che è veramente importante per me non è in quel mondo illusorio dei social media, – e conclude Lenka – è ciò che è proprio di fronte a me, la mia famiglia, i miei amici. In questo momento, lo apprezzo molto di più”.

Lo sciamano

Lo "sciamano" Angeli, figura chiave del movimento, durante l'assalto al Campidoglio

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