Il Partito del progresso del potente viceprimo ministro, e futuro premier, Aleksandar Vucic, ha conquistato il 48% dei voti espressi durante il fine settimana in occasione delle legislative anticipate serbe. Una valanga di favori sufficiente per formare il Governo senza l'appoggio di terzi.
Nel caso, invece, la coalizione uscente fosse riconfermata, sarebbe ancora più solida, poiché gli alleati socialisti, con il 14%, si piazzano al secondo posto, mentre l'opposizione esce annientata da questa consultazione.
In Parlamento, con il 6% ciascuna, entrano due altre sole formazioni.
Riforme subito
Un potere così monolitico, stando agli osservatori, dovrebbe favorire una rapida adozione delle tanto invocate, e tanto promesse, riforme, tra le quali quelle delle leggi cruciali per rilanciare l'economia in un paese dove il tasso di disoccupazione supera il 20%. Non dovrebbero mancare le decisioni impopolari, tra cui quelle per ridimensionare un servizio pubblico pletorico (700'000 dipendenti).
Il ricorso anticipato alle urne è stato deciso per approfittare dell'eccezionale consenso di cui godeva l'Esecutivo, dovuto essenzialmente all'avvio, in gennaio, dei negoziati per l'adesione all'Unione Europea.
Spettacolare distensione con il Kosovo
Dal 2012, ovvero da quando l'SNS guida il paese, non solo sono migliorate le relazioni con Bruxelles, ma anche, e in modo ancora più spettacolare, con Pristina, capitale dell'ex provincia del Kosovo. Questi sforzi sono stati ricompensati dalla comunità internazionale e, in particolare, dai Ventotto, con i quali le trattative potrebbero concludersi già nel 2020.
AFP/dg
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